da molto tempo io dovea compiere il debito di averle mandata la statua del Giasone, che da molti anni fa essa generosamente mi commesse, ma i tempi calamitosi, che sopragiunsero, e le guerre, che troncarono le communicazioni mi tolsero La compiacenza di mostrarle la mia gratitudine, e la mia prontezza.
Susseguentemente io cominciai a rilevare nella statua alcuni diffetti, che prima non si scorgero, e che mi si fecero palesi di mano in mano, che avvanzai nell’arte mia. Più volte si posi le mani per correggerli, e sempre mi caddero le braccia difidando di migliorarla. Alla fine mi è avvenuto di terminare questa Statua, e mi reco ora a dover d’inviarla.
Prego la di lei bontà a volere aggradire ancora i pochi oggetti, che m’unisco cioè un ritratto di sua Famiglia, un basso rilievo rappresentante il genio fecondatore dell’invenzione, e dell’immaginazione coll’ojlio vitale dell’Idea, e un altro piccolo basso rilievo desunto da uno scherzo d’anacreonte.
Sarò fortunato, che degni tenere queste mie memorie in ricordo del mio rispetto, della mia venerazione, e delle infinite mie obbligazioni.
So, che al mondo è cosa facile donare a Persone riche, ove si spera larghezza di premio. Io la prego a non volermi tenere in questo numero. Sono ricco abbastanza, perche non mi manca il bisognevole, ma la maggiore mia richezza sarà ch’Ella mi accordi, e mi faccia provare col fatto il dolce sentimento della gratitudine ch’io per me stimo essere il più bel aqquisito dell’Uomo. Spero adunque che non vorrà defraudarmi di questo adornamento e accetterà i segni del mio buon cuore, e di quel rispetto, che mi farà essere finche vivo
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