A. C. | Roma 24. Agosto 1813 |
Essendo io stata con grande anzietà ed aspettazione fino à tutt’oggi di ricevere altri vostri grati caratteri, e notizie dello stato di vostra salute, quale mè lo auguro prospero, e sempre più megliorata attesa la buon aria, compagnia, e divertimente, che costì godete e dall’ultima mia scrittavi, (appena giuntami, che fù la vostra) non avendo io, con sommo mio rincrenscimento, avute più vostre nuove; ciò mi fà stare rattristata, e mesta; che perciò aspetto con desiderio, che rispondiate subito à questa mia, per mia quiete, ed allorchè averete fissata la vostra partenza, che spero, che sarà, doppo fatta Festa Natalizia della Ambassciatrice allora fatemelo anticipatam[ent]e sapere, giacche vogliamo venirvi incontro. Già spero che à vostro ritorno, non mancherete, di portare un ricordo si à me, che alla vostra Figlia, quale posso dirvi, che gode perfetta salute, và sempre più crescendo in bontà, e bellezza, e non vede meco, l’ora ed il momento di poter rivedere, e baciare il suo caro Papà, ritornato impinguato, che qui sarà.
Quì accluse vi mando certe carte, che mi hà portate la Madre del Sigr Mori, quale mi hà pregato di mandarvele, colla massima sollecitudine, essendo di premura, ed attende da Voi una qualche pronta risposta.
Io, caro Sigr Alberto, prescindendo dà quelli giorni, che viene à prendermi il commune nostro Amico, Sigr. Titta, e che mi conduce qualche sera in Casa Cremaschi, del resto stò in casa à morirmi di pizzichi, ma ciò poco m’importa, giachè spero divertirmi, allorchè sarete voi qui tornato.
Sappiate, che Povera Margherita Cremaschi sono dà 25. giorni che stà in letto ammalata per un forte dolore, sopragiuntole nel petto, e sono state fatte alla med[esim]a delle emissioni di sangue e messi tre vissicanti, e Dio faccia, che possa presto suprarla, ed il Sigr. Cremaschi capisca bene, che è un vero corteggiano, giacchè dovete sapere, che doppo la vostra partenza, si è fatto vedere dà me due sole volte, e se non avissi il povero Sigr. Titta, che non manca di favorirmi, starsi fresca dà vero, che non uscirei mai, ma capisco bene il fare del Sigr. Angelo, che quando ci siete voi, allora per i suoi fini, viene quasi ogni giorno à trovarmi, e partito che siete stato voi, non glienè è importato più niente.
Gran mendaccio, che è questo.
Venendo a parlarvi del vostro Giovane Sigr. Valeriano, e che mi hà pregato di scrivervelo à suo nome; il med[esim]o si è fatto onore nel concorso, ed hà ottenuto il primo premio e per il piacere, e contentezza, che prova, non cape in se stesso, ed ancora Lui desidera l’ora ed il momento di rivedervi, e riabbracciarvi. Il med[esim]o adunque, il Formatore, il Sigr. Titta con la sua Famiglia, tutta la Casa Cremaschi, e tutt’altri vostri conoscenti, ed Amici, vi salutano caram[en]te come facendo io con La cara vostra Piccinina, in attenzione di vostra risposta passa affettuosamente a vidirmi
Vostra Aff.[ezionat]a Amica
Anna Maria Uhden
P.S. Non abbiate nessun timore dell’aria che quì è purgatissima nè vi sono ammalti