Carissimo il mio buon Amico stimabilissimo
Milano li 9. Maggio 1823.
L’ottimo nostro Tenerani Le aurà portata da Firenze una mia Lettera. Mi aveva promesso che tosto arrivato a Roma aurebbemi le sospirate di Lei notizie, massime sull’ avenimento ocorsogli la vigilia della mia partenza da Roma. Impaziente di aver aspettato tali nuove inutilmente per un mese successivo, mi presi la libertà di scrivere allo stesso Signor Tenerani per riclamare la sua promessa, tantoppiù che avevo già avuto riscontro da codesto Signore Girometti ad una mia Lettera, datagli aponto a Lui a Firenze.
Spero bene, che alla fine riceverò qualche consolante Lettera; ma frattanto mi aprofitto dell’ occasione, che mando una Lettera a codesto degnissimo Signor Cavaliere Brondsted per unirvi la presente.
Per di Lei regola io vado oggi al Lago di Como, e verso la fine del corrente Maggio conto di ritornare a Firenze per dar passo ad una compra che feci colà di una villa, e Fondi, vicinissima alla Città, ch’era altre volte della fù Marchese Santini. Temo che potrò ivi fermarmi poco tempo, giacchè dovrò restituirmi a Parigi.
Aurei bene desiderato, che si fosse potuto combinare la stessa di quella, che Lei conta fare un Viagetto a Carara, passando per Firenze, onde trovarsi assieme, e combinare assieme qualch’ altra gita, massime al Lago di Como, ove desidererei tanto di potersi travare unitamente.
Le dò la notizia, che mi sono quì arrivato da Francfort le Stampe così desiderate dei di Lei lavori. Ma credo che quelle sarebbero state moto migliori, se si fossero tirati i dissegni dai marmi stessi perfezionati.
Le dirò pure, che l’eccellentissimo nostro buon Principe Ereditario mi hà favorito con ripetute sue Lettere, nell’ ultima delle quali mi anoncia, che dietro sua Invitazione quell’ Academia Reale di Belle-Arti si è fatta premura di nominarmi, a pieni Voti, suo membro onorario, e che mi sarà mandato il Diploma a Parigi; Ed ecco un nuovo vinculo coi miei cari, stimabili Danesi! ... Non mi hà però Esso Signor Principe risposto fin’ora alla mia Lettera, a Lei data il giorno della mia partenza da Roma, in cui Gli parlavo, a norma di quanto fummo intesi, della comissione da me data a codesto suo compatriotta scultore Freund, onde farlo restare, ancora un anno almeno, costà.
Non voglio anojarla ulteriormente col parlarle del superbo, imortale nostro Freggio, me ne riservo doppo che sarò stato alla mia Villa, che non potei finora vedere. Starò soltanto aspettando qualche notizia raporto alle tre commissioni delle tre statue de’ tre bravi di Lei alievi. Ella sà come, e quanto posso, e devo desiderarla. Come non posso non desiderar quelle della preziosissima di Lei salute, che mi stà molto a cuore. La mia si sostiene così-così, ma non è tanto buona come quando mi trovavo a Roma.
La prego de’ miei Saluti ai bravi nostri Signori Tenerani, Bienaimé, Freund, Girometti, Cerbara etc.
Mi conservi l’inestimabile di Lei amicizia, ed affezione, che mi lusingo di poterla meritare col ritorno a mille doppj della mia profonda stima, amore, e riconoscenza, con cui mi preggio d’essere per la vita
Tutto suo servitore ed amico vero
Conte Sommariva