Stimabilissimo S[ignor] Cavage ed Amico Carissimo
Firenze li 2. Aprile 1823.
Non posso lasciarle ignorare l’inquietudine in cui sono: Dal momento che seppi il terribile avenimento, che poco mancò di mettere in pericolo la preziosa di Lei esistenza, non saprei darmi pace. Mille funeste idee tormentano il mio cuore: Vorrei sapere con tutta sincerità col maggior dettaglio tutto l’occorso, ed essere assicurato sull’ attuale di Lei Stato. È arrivata ben mal a proposito la mia partenza; Ritornerei per ciò volontieri, se lo potessi.
Per fortuna, che trovo quì il nostro buon Tenerani, con cui hò potuto longamente parlare di Lei mio ottimo amico. Egli parte domani, sarà presto costà a rivederla, e mi raccomando molto a Lui perchè faccia seco le mie parti, e mi favorisca di scrivermi subbito le di Lei desiderate nuove.
Mi scordai di domandarLe la verosimile misura della grossezza dei marmi del nostro Freggio all’ ogetto di cominciare a prepararne i muri per ricceverlo. Per la longhezza di esso Freggio, ritengo, che la metà è di Palmi Romani no 86. oncie 3; e ne darò le relative disposizioni. Aurei amato d’avere anche la misura in un Bindello di Carta, ch’erasi anzi preparata, onde assicurarne d’avantaggio la precisione, ma penso, che avendo il Salone dello Spazio maggiore, non farà nulla per ora qualche differenza nella prima metà, bastando soltanto, che l’altra metà sia precisamente eguale, onde resti l’egual spazio tanto da una parte, che dall’ altra.
Parlai collo speditore Signor de Sanctis, per il più sollecito invio de’ miei Busti, e lo pregai di prendere tutte le informazioni possibili per il trasporto più sicuro, più sollecito, e meno dispendioso dei nostri marmi, sia del Freggio, sia delle Statue, che mi si stano eseguendo.
A proposito di Statue communicai al nostro Tenerani l’ordinazione, che Noi abbiamo data al di Lei bravo Protetto Signor Freund, e ne ebbe anch’ Esso un vivo piacere, facendomene tutti gli eloggi. Mi venne sù ciò il pensiero, che tale Statuetta potrebbe benissimo servire in certa maniera di pendent all’ Amorino del Signor Bienaimé, rapresentando una Cloe sedente, che dà a manggiare ad un Capretto (in luogo di un Agnello), come l’Amore sedente da a bere alle colombe di Venere: Desidererei che questa mia idea non Le dispiacesse. Ed in tal modo la Statua della Psiche, di cui mi favorisce il Signor Tenerani sarebbe indipendente, ed atesa la felice sua posizione potrebbe forse paragonarsi alla mia Maddalena di Canova, massime per l’espressione, e la posa In questo caso bisognerebbe che il Signor Girometti si servisse della Pietra, che gli hò lasciata per fare la copia, con essa, della suddetta Cloe, giacchè una eguale la dieddi, come sà, al Signor Cerbara per il suddetto Amore; ed io poi darei allo stesso Signor Girometti un’altra Pietra più grande per eseguirmi in Cameo egualmente la Psiche Tenerani.
Scrissi come si siamo intesi all’ eccellente nostro Signor Principe Reale Ereditario, raporto al di Lui compatriota Freund, nella Lettera che mandai a Lei per mandarcela col mezzo dell’ ottimo Signor Cavaliere Brundsted, che mi saluterà, e lo pregherà di nuovo di dirigermi a Milano ferma in Posta, ove gli fosse arrivata qualche Lettera per me.
Devo rinovargli ancora la preghiera di disporre liberamente del danaro, che dovrò per tutte le opere, di cui mi troverò, ed il fortunato Possessore. Basterà un solo picolo avviso per compire a miei doveri, che confesso sarano sempre infiniti, massime verso di Lei mio delizioso amico vero, a cui sono atacatissimo sotto tutti i raporti, ed obbligatissimo per tutta la vita. Mi permeta che lo abbraccia di cuore ed anima
C[onte] Sommariva