Montenero il 26 Dicembre 1808.
Non sapendo scrivere in lingua tedesca ne Danese, e volendo non ostante ramentarmi con qualche righa alla ricordanza del nostro caro Amico Thorwaldsen; ho chiamato al mio socorso il bel idioma Itagliano, per dirle che siamo sempre di cuore e di spirito a Roma, nel circolo interessante delle belle arte, degli Artisti, e carissimi Amici. Qui nella nostra grata solitudine godiamo d’una salute la più perfetta e tale che mai ne ho avuta migliore, e ne rendo grazia al Viaggio interessante, il quale è stato per me un seguito di godimenti di cui l’influs[s]o benefico ha dato al mio essere una scossa elettrica e mi fa partecipare dei piaceri dei quali la mia debole salute m’imponeva la privazione.
Siamo ancora cui [quì] nelle nostre care montagne. Gelo, neve, vento, hanno fatto sforzi inutili per scaciarsi, e vogliamo celebrare il giorno tanto felice del 14 di Genajo, nella nostra amena solitudine. I nostri cari Amici lo faranno a Roma. E voi mio caro Thorwaldsen avrete cura di preparare la festa nella Vostra casa, e ne farete gli Onori in Nome Mio radunando tutti i Danesi, e altri Artisti dei nostri Amici. Il mio buon Ermano darà ordine al Banchiere di darvi alla Vostra richiesta dieci Secchini. Cosi saremo uniti coi cuori e coi Spirito in un giorno caro a tutti che hanno la sorte di conoscere il mio buon Ermano. Vero dono dal Cielo per gli infelici e gli Amici. Il Secolo d’Oro rinascerebbe fra noi se gli uomini del suo cuore e carattere non fossero oime! cossi rari.
Il mio buon Marito vi farà partecipe d’una lettera della Sua Sorella, la Contessa de Schimelmann, che vi farà piacere.
Mille Salute del buon Olinto. Le mie al Vostro compagno di Casa.
Sempre la Sua vera Amica.
Elisa.