Preg[iatissi]mo mio Signor Cav[alier]e, Amico, e P[ad]rone Caris[si]mo
Monthughi presso Firenze Li 19. 9bre 1824.
Ella vede, che mi pirtrovo più vicino a Lei, e per conseguenza più sicuro di abbracciarLa, e passar assieme il prossimo Inverno, come desiderio ardentemente.
Mi gionge la gratissima Sua 7. corrente, che mi consola nel sentire, che tutto ora stà bene inteso per collocare il di Lei Trionfo nel nuovo Locale, a cui abbiamo data con vantaggio la preferenza.
Devo però osservargli che il Freggio non si estende sopra l’Arco di Entrata di detto Locale, ma esso incomincia vicino all’Arco stesso alla sinistra entrando, e finisce contro di esso alla diritta, cosicchè dirimpetto, ossia in faccia al detto Arco deve trovarsi l’incontro della Pace col Carro di Alesaandro.
Nel resto Ella dice bene, che dovendo essere di un eguale perfetta larghezza tanto la parte sinistra, che và fino alla Pace inclusa, quanto la parte diritta, che va fino al Carro incluso, alongandosi un pezzetto la parte sinistra, dourà anche la diritta allongarsi egualmente nella stessa dimensione.
Ardisco raccomandarmi di nuovo alla di Lei buona amicizia, perchè almeno la prima parte possa venir terminata presto, mentre prevedo, che nell’ annon prossimo dourò pure ritornar in Francia, da cui sarò stato assente più di un anno; ma ne discoreremo in proposito per combinar seco Lei le cose.
Quando mio Figlio seppe, che non andavo da Lui nemeno in questo Inverno, mi mandò tutte le carte, che mi erano stat dirette a Parigi, e che voleva darmele al mio ritorno colà. Frà Esse trovai anche una Lettera dell’ ottimo nostro Signor Tenerani, in cui mi anonciava la rimessa del dissegnino della nostra Psiche avenuta, e di più un Profillo ossia contorno di Essa; ma ciò non mi pervenne.
La Statuetta del Signor Bienaimé, poco prima della mia partenza ultima da Milano, gionse a quella Dogana, e quindi non potei rimirarla; dieddi gli ordini, perchè fosse diretta alla Villa sul Lago, dovendo essa, e quella di Cloe far la corte al Gran Freggio. Trovo giusto, che gli alievi onorino così il Loro Maestro, e Protettore.
Ove Ella trovi l’occasione, la pregherei di sollecitare codesto benedetto Signor Pistrini a travagliarmi i restanti camei del nostro Freggio, che tutto il mondo desidera di averne un idea; giacchè col pretesto, che debbansi da Lei fare dei cambiamenti, sospende frattanto i suoi Lavori, che possono essere indipendenti dalle due picole aggionte, di cui siamo intesi, e di cui potra egli in qualonque tempo tradule separatamente in Camei.
Non Le parlo del Cameo, di cui mi fà languire codesto Signor Girometti: Or-ora vengo io a Roma, e saprò farmi intendere. Non riflettano codesti Signori, che io sono già ben vecchio, e di solito gottoso; e che quindi hò poco poco a godere de’ Loro Travagli, ossiano Opere finite. E non è certo la stessa cosa per me, Amatore passionato delle Belle Arti, di poter goderle io stesso, come Propriettario, o di lasciarle a miei Sucessori.
Basta non ingolfiamoci in idee troppo tristi; Godiamo finchè potiamo, amiamoci reciprocamente, e diciamoci sempre, che il più affezionato alle Arti, agli Artisti, e specialmente all’ imortale Thorvaldsen è a tutte prove
Il tutto Suo Amico vero, e Ser[vitor]e obb[ligatissi]mo
C Sommariva