Pregiatissimo amico carissimo
Milano 1. Aprile 1819.
Mi ero lusingato finora di fare anche quest’anno una corsa a Roma coll’occasione, che doveva venire a ragiongermi mio figlio ; ma sebbene esso ne avesse già ottenuta la permissione dal Rè, non credette di distaccarsi da Parigi, massime per il suo avanzamento, che ebbe nella truppa.
Ella, mio degno amico, deve essere persuasa, che il più interessante ogetto per me in tal gita era quello di rivederla, di abbracciarla, e di amirare l’avanzamento della Grand’Opera, ch’Ella si degna di farmi con tanto impegno, e che forma lo scoppo de’miei desiderj, e del futuro mio godimento; assicurandola che vado superbo nel pensare, ch’io aurò la fortuna di possedere una delle migliori, e anzi della prima delle grandiose sue Produzioni, e dalla parte di queste nessuno saprà tanto apprezzarle, quant’io, che conosco i superiori di Lei talenti, e che sò valutare i doni dell’arte come quelli del caratere, e del cuore.
Bisognerà dunque, che diferisca a l’anno prossimo siffatto piacere, e ritornerò a Parigi alla fine del corrente Aprile.
Frattanto sarei ben contento di poter avere delle graditissime di Lei nuove, di cui ne vivo sempre ansioso. Sento con piacere già quasi finiti sette, o otto Pezzi dell’Opera, e che vi si procede con energia, aspettandosi nuovi marmi per raddopiare le di Lei cure. A tal proposito la supplico di prendere per mio conto dal Signor Torlonia tutto il danaro, che gli può occorrere; favorendomi soltanto di farmene cenno delle somme riccevute per regola di scritturazione co’miei Banchieri.
Saprei pure volontieri a qual segno si trovi la stampa di tale di Lei opera, che doveva pubblicarsi a Francfort, giacchè non vorrei essere degli ultimi ad averne, massime per farla conoscere tanto quì, quanto in Francia.
Il Moniteur anoncia un prossimo di Lei viaggio in Danimarca, in Prussia, e particolarmente in Polonia per il tumulo Poniatosk. Se il giro si estendesse fin quì, o a Parigi, vorrei bene non perdere l’occasione di possederla da me.
In una parte della commissione, incaricata per far eseguire un monumento in Milano alla memoria del celebre Pittore fù Appiani, è nata qualche dissidenza, per cui rimase in sospeso una definitiva risoluzione. Si era voluto far suppore, ch’Ella si fosse ritirata dalla graziosa promessa fattami di onorare il tumulo di questo grand’Uomo con qualche di Lei Basso-rilievo in marmo, del valore di cui ne sarei stato io risponsale; e quindi si era da qualcuno pensato ad altro Progetto, che poi non fù punto agradito da una grande quantità d’Associati, che riclamano la fortuna di poter possedere in questo Paese un prezioso prodotto dell’eccellente suo scalpello. Io non credetti di entrare per nulla in tali clamorosi, e fors’anche scandalosi, dissidj. Bramarei in tutta confidenza, e segretezza di sapere però come stia la cosa in fatto rapporto a quanto La riguarda per mia regola.
Sono ben contento dell’ottimo stato della preziosa sua salute, anche la mia in oggi è bastantemente buona, avendo molto guadagnato nel delizioso clima alla mia Villa del Lago.
Mi onori de suoi comandi; mi ami come lo preggia, e lo ama
Il suo vero amico, e s ob Cte
G.B. Sommariva
P.S. Favorisca dirigermi le di Lei lettere a Milano ferme in Posta, giacchè a questa mi si spedirano poi ove mi troverò, dovendo fare qualche giro per i miei affari, per cui vado domani a Mantova.