All’Ecc.ma ambasciatrice di Russia
Presso la S. Sede
Pel o marmo scolpito dal Ch.o Bienaimè
Rappresentante
Amore che aguzza il dardo ad un selce della via
Ode
Del Cav.o Francesco Maria Ricci.
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1.a
Vuoi Tu saper, magnanima
Donna, da nostri carmi.
Come il pensier ne’ marmi,
E l’anima passò;
Quando pel Tuo Consorte
Scolpia Scultor Toscano
L’Amor, che di’ sua mano
In te lo Stral vibrò?
2.a
Gia meditando Amore
Risposte imprese, e tali,
Che i logori suoi strali
Pensò di ritemprar:
Ma di sospetti fabbro
Temea fatal sorpresa,
Se alcun l’occulta impresa
Venisse a disturbar.
3.a
Posto un ginocchio al suolo
Toglie al turcasso un dardo
E volge indietro il guardo
Ogni adito a scoprir;
Mito, perplesso, arresta
Fin l’aura, e gli elementi;
Tende le piume ai venti
Se muovono un respir.
4.a
Quindi si fa dell’arco
Al duro suol puntello,
E accorcia in se lo snello
Suo fianco Alabastrin;
Quinci l’ottusa freccia,
Tolta al fatal turcasso,
Aguzza a vivo sasso
Dell’arido cammin.
5.a
Piacque nell’opra a Venere
L’astuto figlio, e intanto
Per trattenerlo alquanto
Di plausi il ricolmò;
E ad eternar la bella
Movenza, il modo, il fatto,
Allo scultor nell’atto
La man divinizzò.
6.a
Ei lo ritrasse appunto
Qual Tu lo vedi in queste
Forme, cui tutto investe
Forse quel nume ancor.
Taci …..... il gentil lavoro
È tanto al Ver d’appresso,
Che da quel marmo istesso
Fugge, se t’ode, Amor.
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Sarebbe desiderabile a gloria dell’insigne Scultore (che va tra i sommi) ch’ei scolpisse per quest’Amore una sorellina della stessa dimensione, e d’uno scorcio analogo, in una Psiche, nell’atto di attrappare una farfalla che posa ad un sasso; come avviene naturalmente, e moralmente, che l’anima nostra (di cui essa è simbolo) volge talora alle basse cose di quaggiù. Se ne avrebbe una seconda gamma, e nuovo argoimento di ammirazione,
e di versi.
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