Eccellentissimo Signore
Benedetto Braccucci Romano di Anni 44., che fin dall’età più giovanile fu costretto fare il Militare, quale scabroso mestiere dovette abbandonare circa tré Anni sono per alcuni incomodi di salute sopragiuntigli, non avendo alcuna Professione per guadambiare da vivere onestamente per se, e per la sua Famiglia, composta della Moglie, ed’una Figlia di circa undici Anni, ed avendo sempre nutrito in se un genio particolare per la Pittura, nel genere di Paesaggio, senza giammai avere avuto il minimo insegnamento, decise applicarsi a tale benchè dificile, ma Nobile mestiere. Non avendo nel suo misero stato affatto mezzi per imparare il disegno, la Prospettiva, l’Architettura, ed il colorito dovette limitarsi l’Ore Umo a potere ben di rado rubbare coll’occhio da qualche Pittore la maniera di Lavorare, e senza altri principj, ed insegnamenti valersi del solo suo preciso genio; Giudato dunque da questo solo, e dalla vera necessità di procacciarsi da vivere è pervenuto l’Ore Umo a fare il presente Quadro picciolo, rappresentante un Sepolcro Antico esistente sopra Monte Scudillo per la Via di Napoli, ideato sopra una cattiva Stampa.
Eccellentiss[im]o: Signore l’alta Pubblica Fama, che corre in questa Metropoli giustamente di Voi, che siete il solo Protettore, Conoscitore, e Sostenitore delle belle Arti, (disgraziatamente non stimate in questo secolo), Ardi l’Ore Umo a dedicarvi questa sua debole prima fatica, la quale vi supplica gradire, e perdonare in Essa tutti quelli errori, e difetti, che pur troppo vi saranno.
L’ignaro Autore non espone in questa sua prima opera, che il puro genio, essendo affatto mancante di tutti i mezzi per studiare, il solo Magnanimo cuore dell’Ecc[ellen]za V[ost]ra può in qualunque modo incoraggire all’intrapresa Nobile Professione un’Uomo disgraziato, che se trovasse un benefico Protettore, che alimentasse il di Lui genio, si lusingherebbe di ben presto sostenere il confronto di qualche accreditato moderno Paesista. Un’incomodo di salute nega sul momento all’Ore Umo l’onore di personalmente comparire innanzi l’Ecc[ellen]za V[ost]ra, inviando in sua vece la di Lui Consorte, e confidando tutto nell’innata bontà dell’Ecc[ellen]za V[ost]ra, che sarà per gradire le di Lui debolezze.