Chiarissimo Sig.r Professore
Animato da quella infinita bontà che ad ognuno La rende caro, non meno che la incomparabile perizia nell’Arte, e stretto ad un tempo dalle più critiche circostanze mi fò ardito di chiederLe una grazia, la quale come giova moltissimo a me, cosi può esser per Lei di niun conto. Avendo Ella vinto alla lotteria della Società del Popolo un mio debole lavoro rappresentante un putto che giuoca ai dadi, ed essendomi stata ordinata nè giorni passati una repetizione di esso da pagarmisi all’ atto della consegna ; per l’impossibilità di finirla e di avere per conseguenza il dennaro si presto come richiederebbe il bisogno, in cui disgraziatamente mi ha posto l’assoluta mancanza d’ ordinazioni, io La supplicherei con tutta la forza dell’animo mio a volermi concedere di potere disporre del putto che Ella ha vinto, e lasciarmi qualche mese di tempo a terminare un altro a cui porei mano quanto prima, e che mi affretterei di terminare con tutto l’impegno a fine di restituirglielo. Io nutro fondata speranza che non venendoLe alcun pregiudizio vorrà Ella Chiarissimo Sig.r Professore, accordarmi questa grazia che riparerebbe al momento alla mia sinistra situazione. In questo caso mentre io mi obbligo colla presente ad adempiere alla mia promessa, La prego a volersi degnare di rispondermi una sola riga, e di dare gli opportuni ordini perchè mi sia dato. In qualunque modo sia certo che io La terrò sempre in quella venerazione colla quale ho l’onore di dichiararmi
Di Lei chiarissimo Sig.r Professore
Roma 2 Giugno 1843.
Obligatissimo, e Devmo Servitore, e
Angelo Bezzi