Caro e venerato Signore ed Amico
Eccoci vicino alla primavera ed ognuno mi chiede in Roma come se io il sapessi: Avremo il bene di ricevere almeno in quest’anno il grande Thorwaldsen tal è il desiderio di tutti: e tale principalmente il voto degli amico e dell’accademia. Può ella ben credere, che il suo nome è qui sulle labbia e nel cuore di ognuno e che i nostri colleghi non si adunano mai, che parte de’ loro discarsi non abbia per oggetto un professore, com’ella è, si caro, si benigno, e si famoso. Le parlo candidamente ed ella sa ch’io pecco piuttosto di estrema sinceritá e franchezza cose pur sempre utili. Or dunque ci la qualche buona speranza da prenderne consolazione f[x]ocia che sappiamo il vero del suo ritorno in Italia nè la capitale delle Danemarca invidio più oltre a Roma il sommo artefice che onora l’Europa.
Ho saputo gli onori, a quale è stata ella meritamente promessa dal Re defunto: e me ne sono compiaciuto più che se fossero stati miei Il diario romano, nel quale io cerco sempre che sia pubblicato tutto ciò che è decoroso al mio sig. commende. Thorwaldsen, se è fatto subito un pregio d’annunziarli. Ho per certo che S.M. il Re Christiano VIII non le sarà meno affettuoso nè meno anch’egli onorerà il suo regno coll’onorare il più grande e celebre de’ suoi sudditi.
Qui abbiamo fatto perdite dolorose: ed ella certo le avrà sapute. Non sono più nè il Valadier, nè il Bracci, nè il Woogd, nè il Boquet! non è più il mio carissimo marchese Biondi, il mio fratello di amore! Non sono più nè il Cecilia, nè il Nibby! Il di 4 di presto mese è pur passato all’eterno riposo il buon Pellegrini, lasciando tutta la sua eredità in vantaggio delle arti alla nostra accademia di S. Luca.
Il prof. Tenerani sta bene, e la riverisce Egli ha sommamente gradito di essere stato eletto socio di codesta Reale accademia delle belle arti. Nè ciò poteva non essere venendogli questo insigne onore della stima e benevolenza di un Thorwaldsen.
De’ miei studi non so che dirle seguito sempre ad illustrare, secondo le mie deboli forze, le antichità, e le arti: e forse a momenti di tutte quelle mie operette si pubblicherà un altro volume in Milano, d’onde si ha la bontà di domandarmele.
Quando ella si recherà ad ossequiare il Re, procuri di rammentargli ch’Egli è accademico di S. Luca fin dai 16 di aprile 1820: e che la novella della sua elevazione al trono fu accoltre dall’accademia con ossequio e con allegrezza da stesso ebbi l’onore di fare intorno a ciò una breve allocuzione ai colleghi.
Di grazia mi conservi il prezioso amor suo, e sappia che niuno mi vince nell’amarla e nel venerarla. Torni presto a consolarci della sua presenza desideratissima, abbia cura della sua sanità, e mi creda sempre sempre con tutto ossequio e con tutto il cuore
Roma 12 marzo 1840.
Umo devmo Servo ed amico affmo
Salvatore Betti
Segrio dell’accada. di San Luca