Gentilissimo Sigre. Cavaliere Presidente
Casa 28 Maggio 1828 | Dopo ottenuto da lei, e dall’Economo dell’Accademia di S. Luca Sigre Pasquale Belli l’assenso d’intimare gli Alunni della Scuola di pittura allo studio di dipingere dal’vero, per avere messo nel prevantivo di questo anno la spesa necessaria, per questo oggetto, vengo a parteciparle per mia sodisfazione il metodo dell’esecuzione di quella misura. Lunedi diciannove di Maggio, ho dato principio a questo studio, nella Sala del nudo in Campidoglio per non aver’ la scuola di pittura, altro locale come praticai la prima volta, che mi fù accordato di fare eseguire questo studio, tanto necessario di dipingere il vero, nella occasione, che mi fù affidata la direzione di questa scuola per assenza da Roma del’ Sigre Cavre Landi. Gli ammessi sono li Studenti di Pittura, che giungono al No. di quattordici, li quali ho distribbuiti in buon ordine, accio tutti possino approfittarsi di questo studio, e stanno con silenzio, e subbordinazione perfetta. Lo studio e stabilito di tre giorni la settimana, ma’puol essere anche di quattro, perchè nel preventivo, ha messo il Sigre Belli la spesa occorrente per sei giorni, e con il sopravvanzo di circa cinque scudi il mese, si potrebbe comprare qualche canna di tessuto di lana di colore, per mettere delle pieghe, ed in tal modo studierebbero ancora le diverse tinte de’panni riuniti insieme, e quindi vedere gli effetti delli colori ben combinati dalla Luce, sopra li chiari, li riflessi, e le ombre, credo che ogniuno sia ben persuaso, che copiando il colorito dal vero, tanto presso il nudo, che sopra li panni, sia il miglior mezzo, di fare un buon Pittore, perchè copiando dalli quadri, si vede il colore alterato dal tempo, dalla vernice, e non dirado dalli Ristauri. Aggiungo ancora una cosa, che sembre riuscirebbe di sodisfazzione all Accademia, e di vantaggio alla Gioventù, ed è, che per il concorso scolastico, si potrebbe assegnare per soggetto una copia dal’vero, e questo in sei giorni divisi in due settimane, cioè sette Giovani in una, e sette in altra, e questo perche la viduta si combini più simile, ed anche per miglior’ commodità, e quindi distribuire alli migliori imitatori del vero, le due medaglie di premio destinate a questa scuola, per quella occasione; cosi facendo, è una maggiore emulasione, e poi si leva quell’inconoveniente, che per il concorso si ha per confronto una mezza figuara grande, ad un piccolo quadro di più figure. L’impegno per l’avanzamento della gioventù nell’Arte, mi a spinto palesare a V.S. Illma queste riflessioni. Andrea Pozzi |