No. 1289 of 10318
Sender Date Recipient
Ferdinando Mori [+]

Sender’s Location

Napoli

19.11.1813 [+]

Dating based on

Dateringen fremgår af brevet.

Bertel Thorvaldsen [+]

Recipient’s Location

Rom

Information on recipient

Ingen udskrift.

Abstract

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Stimo Sig. Thorwaldsen

In attenzione sempre di riscontro di una mia delli 8 Giugno speditagli in risposta della sua degma delli 31 Maggio non ho mai trascurato di adempire a quanto in essa promisi seguendo senza intermissione l’incisione del Fregio per far poi le altre opere da lei fatte, ed a quest’epoca avrei più rami incisi di quelli, le prove delli quali per la seconda volta avevo già prima del suo ritorno in Roma inviati, se Ella avanti la sua partenza avesse voluto affidarmi qualche disegno, come in da mia gli richiesi, e se Camilli almeno mi avesse fatto i lucidi delli cambiamenti fatti nelli disegni del Carro d’Alessando, e di quello del Cavallo Bucefalo, ed avesse voluto farmi la incisione che gli commisi fin dalli primi giorni di Giugno. Indi a pochi giorni finito che ebbi il secondo rame ne mandai una prova, che la feci pervenire nelle mani di Camilli affinche prima di consegnarglila l’avesse stirata dalli piegature della lettera nella quale l’inviai; ed avendo i primi giorni di agosto mandata la prova del terzo rame seppe che Camilli non aveva ancora consegnata a lei quella prova del secondo rame, che non aveva fatta l’incisione che gli avevo commesso, e che neppure i lucidi delli summentovati cambiamenti mi aveva fatti, ne poteva farmeli perche Ella era partito per Firenze senza avere avuta nessuna prova. Vedermi cosi deluso, senza potere proseguire questo lavoro mentre mi trovavo senza occupazione mi rincrebbe molto e feci far diligenze da miei parenti per fargli cio sapere facendogli domanda di nuovo di qualche disegno, e n’ebbi risposta che avrei proseguito al suo ritorno in Roma. Intanto ricominciai ad incidere le due figure ed il Carro d’Alessandro e preparare fin dove potevo l’altro rame del Cavallo Bucefalo, attendendo il suo ritorno in Roma, ed essendo giunto tal momento spero proseguire senza interruzione avendi i disegni, e più sollecita sarà tali esecuzione se il Camilli non trascurando di nuovo la mia volontà vorrà incidere anche egli qualche rame, riuscendo egli nello incidere di sua, e mia sodisfazione, non convenendomi dovergleli far fare tutti, primo perche io ho tempo di farne, ed in secondo luogo per non spendere tanto denaro mentre posso risparmiarlo facendoli da me. Intanto riceverà dal latore della presente Sig. Clemente Ciuli mio cognato tre altre prove che potranno restare presso di se, pregandolo di rinviarmi le altre tre in carta fina che prima gli mandai, facendo ivi quelle correzzioni che lei crede io debba fare sopra detti rami e scrivendoci il Numero della Tavola ad ognuno secondo che ella avrà destinato potrà scriverci ancora il soggetto sotto ad ognuno e cosi questi intanto saranno terminati. Unitamente a queste tre prove che con la presente ricevera troverà una prova delle figure del Carro di Alessandro le quali pure potrà correggere se gli piace.

Malgrado tutto ciò cosi ben concertato, ricevo ieri una lettera da Camilli il quale mi dice che Ella è inquietatissimo, e con me, e con esso perche quest’opera non va avanti; motivo per cui Ella si vede costretto a prendere delle forti risoluzioni, e di farla fare a qualchuno per conto suo. E in oltre che Ella non vol mandare i disegni perche vole che sieno incisi in Roma, e perciò do Camilli si è veduto costretto di promettergli d’inciderli lui subito; aggiungendo che gli mandassi denaro per i rami, e per suo lavoro se volevo che ciò andasse per mio conto, se non sarebbe andato per conto di Lei; e cosi si dispone da una terza persona delli miei interressi; si stabilisce, e decide senza che io prima nulla ne sappia come se per nulla entrassi in tale affare. Io vi confesso, mio Signore, di restar stordito a tali espressioni; e non posso ridurmi a credere nè che ciò si possa pretendere, e pensare dal suo buon senso, e dalla sua onestà, nè che queste sieno invenzioni di fatto scrittemi da Camilli il quale l’ho sempre conosciuto uomo onesto, e buon amico; e devo credere perciò essere questo un malinteso, sembrandomi cosa in regola che se ella, nello stato nel quale si trova questo lavoro rapporto all’opera mia, avesse avute queste idee le avrebbe dovute communicare a me; e poi io non vedo raggione perche Ella abbia da essere inquietato con me, Sapendo bene tanto io che Lei che se si è ritardato tale incisione dopo la sua lettera delli 31 Maggio lo è stato per la parte mia perche mi sono mancati i disegni, e da parte di Camilli per aver egli negligentato le sue, e mie commissioni, cosicche non trovo ne motivo ne raggione che mi possa far credere aver egli tal sentimento verso di me, conoscendo bene la sua costumatezza incapace di violenze.
Rapporto poi al non volermi mandare i disegni mi sembra anche questo non poter essere perche se Ella dopo esaminato la prova del prima rame che gli mandai mi rispose esserne pienamente sodisfatto non vorrà dubbitare che io abbia di mancare di abilità per l’incisione degli altri, molto più che io ho tutto il piacere di sottometterli al di lei giudizio, e alla sua correzzione. Ed in questo ancora la sua assennata raggione non pol pretendere che io per incidere quest’Opera, lo smercio attuale della quale non mi rifà delle spese, abbia da venire in Roma e lasciare un’altro lavoro che non occupandomi molto mi fa godere una provisione di Settanta Ducati il mese, e che ciò pol durare molti anni, senza impedirmi di seguitare ad incidere e pubblicare le Opere sue. E perciò gli ripeto non so credere a nulla di tutto ciò che da Camilli me si espone se non mi viene rettificato da Lei medesima. E la sola irregolarità che io conosca essergli rapporto alli disegni si è di non avergli sodisfatto ancora ciò che ella sborzò per mio conto a Camilli, ed avendogli io ciò rimesso, sembra non esservi altra raggione onde io debba avere questi disegni a mio arbitrio per poterne eseguire le incisioni. Potendogleli rimettere dopo incisi, facendoglene un dono se lo gradisce. In tanto gli ritorno le mie preghiere di volersi compiacere di farmi sapere quante copie delle 150 da vendersi restono ancora invendute, dovendoglene restare ancora cinquante per se, fuori di detto numero, e quanto gli devo io ancora per sodisfarlo dell’intiero suo avere detratto ciò ch’ella sù tal vendita ha introitato, e ricevuto in isconto prima, e dopo la mia partenza da Roma, perche desidero sodisfarla.

La prego a render paghi i miei desiderj col darmi notizia sù quanto gli richiedo, e parlando con il mio cognato pol contare di parlare con me medesimo, onde esprima pur chiaramente ogni sua volonta, e risposta al mentovato Ciuli che da egli ogni cosa mi sarà trascritta.

Pieno di quella alta stima dovuta al suo gran merito ho l’onore di dirmi

di V.S.

Napoli li 19 Novembre 1813

Umo, ed Obbmo Servitore
Ferdinando Morj

Archival Reference
m3 1813, nr. 26
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