Chiarissimo, ed Ottimo Amico, e Padrone
Firenze 8. Febo. 1837.
Come le promisi nell’ ultima mia, in cui adempj al dovere di ringraziarla delle bontà praticata verso di me, il quale ufficio ora intendo di rinovare le mando la mia dichiarazione delle grandiose pitture a fresco condotte da questo Sig. Cave. Benvenuti nella grande Volta della Cappella Medicea a S. Lorenzo. Scorgerà da questo Testo come questo Maestro abbia cercato di corrispondere alle speranze dell’ottimo Principe, che di sì vasta commissione lo onorò. Ora, il medesimo magnanimo Granduca esimio, e manificentissimo mecenate delle arti Fà dipingere ancora molte Sale del Palazzo Pitti da altri valorosi pennelli, conformi la scuola Toscana li da al presente giorno: E si spera, che mercè sì generose imprese la grande arte del fresco sarà qui restaurata.
Io dovea venire a Roma per un mesetto, ma sopragiunse un dolore improvviso, che mi ha molto afflitto, e mi ha invidiato la fortuna di riabbracciare li miei antichi Padroni, ed amici, fra i quali Ella tiene uno de[i] primi seggi nel mio animo. Creda Sigr. Cave. dilettissimo ch’io l’amo, quanto la stimo, e l’amo assai, e la stimo senza fine, e come splendore dell’arte, e come anche onore d’Italia, perche abbiamo anche Noi il nostro diritto pel suo valore, e sulla sua celebrità, e specialmente come Persona, che onorato mi ha della sua amicizia, e benevolenza. Iddio la scabi lungo tempo sul tripode della gloria, ove si trova! questo piego le recherà un Pittore napoletano, che qui ha fatto lavori bellissimi, frutto dell’educazione avuta in Roma, e dello studio certamente ancora de’ sublimi esempj, ond’ella ha l’arte arricchito.
L’abbraccio con effusione di cuore, e sono
Suo per sempre affesmo
Melchior Missirini