Sig Commendre. Venmo.
Ad onta che io non solo, ma tutti i membri componenti il Consiglio sappiamo benissimo ch’Ella forse nell’anno 1836 non si troverà in Roma, pure non ostante, nella certezza ch’Ella, (sempre eguale a se stessa) vorrà proseguire ad associarsi all’opera generosa che tende ad assicurare l’esistenza della nra Accademia Filarmonica, le invio il custode della medesima col noto libro in cui è pregata di volere apporre la di Lei riverita firma, ciò che non dubito sarà per fare piacere a tutta la società della quale, come attualmente è uno dei Consiglieri, ne è stato sempre uno dei più belli ornamenti. A di Lei schiarimento poi, è mio dovere il prevenirla che la di Lei obbligazione non incomincierà ad essere valida sennonquando si siano trovate le 100 firme, e non avrà forza che per il solo anno 1836 – Sono poi persuasissimo che se trovandosi in Danimarca sentisse o per mezzo dei Giornali o di qualche lettera la relazione delle musiche strepitose che si eseguirebbero dalla Filarmonicà di Roma, Ella ne godrebbe infinitamente, e proverebbe la compiacenza di averci contribuito. Serva dunque la presente come una testimonianza dell’alta stima che la Società le professa, e di cui torna a porgerlene gli attestati per mio mezzo, e mi creda intanto con sensi di distintissima considerazione
Sigr. Commendre. venmo.
Roma Li 10. Ottobre 1835.
suo Umo Dmo. obo. Servre.
Giuse. Spada