Sige. Cavaliere
Euripide diceva, che la terra, ed il Firmamento sono la Tomba la più grandiosa, che può avere un’uomo illustre, il di cui nome non ha bisogno di pubblico monumento per essere rammentato.
É però dispiacevole il veder tutto giorno, che il merito non separato dalla povertà, resterà sempre sepolto nell’oblio.
Visitando giorni fa l’oscura Tomba, in cui l’ingratitudine d’Italia ha lasciato le ossa di Torquato Tasso, dicevo fra me stesso: E qual monumento più sublime di un sepolcro spontaneamente inalzato a questo insigne Poeta, avrebbe potuto rendere immortale il nome di Canova ?
Se la morte non avesse immaturamente mietuto i giorni di Buonarota, la spoglia di Tasso avrebbe quiete nel primo Tempio dell’Universo. Michel’Angelo generoso lo aveva stabilito, ma egli mori, ed i suoi voti non furono compiti.
Nel mio dolore io feci dei Versi sopra quel luogo, che tutta richiamava la mia commozione, e la prima mia idea fu quella di diriggerli a Lei.
Le grandi opere onorano i grandi Artisti più che i soggetti a cui sono destinate, e nella notte dei secoli non si rammenterebbero un Raffaele, un Michel’Angelo, se le Loggie del Vaticano, se un guidizio finale, se la statua di Mosè non ce ne facessero tutto giorno deplorare la perdita.
L’Europa, Sige. Cavaliere, vede oggi il di Lei nome nell’albo istesso, in cui la fama segna i nomi dei grandi Uomini. Roma ammira i Capi d’opera della sua mano, ma veramente il di Lei nome sarebbe eterno, se Ella riparasse i torti d’Italia, inalzando un sepolcro alle ceneri di Tasso.
Questo monumento, che farebbe l’ammirazione dei contemporanei, e dei posteri, e per l’uomo a cui verrebbe consacrato, e per la mano che glielo eriggerebbe, onorerebbe egualmente la memoria del primo Epico del Mondo, e quella del primo scultore del secolo decimo nono.
Me felice se i miei desiderj potranno realizzarsi e se i Versi che io le dedico saran capaci adottenere un monumento a Torquato dalla generosità del Sige. Cavale. Torwalsen!
La prego intanto di accoglierli non separati da quei sentimenti di stima, con cui ho l’onore di essere.
Roma 10 Agosto 1824.
Dmo oblmo Servte. umo
Giovanni Barone de Majo