Pregiatissimo Padrone ed amico carissimo
Milano 9. Aprile 1819
Ebbi il piacere di scriverle da Mantova il primo corrente e gli accennai qualche circostanza relativa al monumento Appiani. Ora di ritorno vengo da varj di questi miei amici nuovamente pregato di interessarmi presso di Lei, onde voglia compiacersi d’assecondare le pubbliche, e private premure, com’Ella vedrà dal le quì unite carte. L’entusiasmo, che anche quì si hà i sublimi di Lei talenti, e per possedere qualche produzione dell’impareggiabile suo scalpello, mi fà un vivissimo piacere, e riflete sul mio amorproprio, come quello, che hà saputo conoscerlo, e preferirlo: Vorrei quindi lusingarmi, che non ricuserà di favorirci compatibilmente colle grandiose di Lei occupazioni.
In tutta confidenza poi mi permeta di interpellarla, mio buon amico, a qual somma potrà ascendere verosimilmente siffatta opera tanto nel caso, che le tre figure delle Grazie piangenti dovessero essere grandi al vero, come nell’altro caso, che fossero più picole, all’ogetto di formarne i rispettivi fondi, giacchè quando si tratta di associazioni stà sempre bene di aver l’occhio avanti; ma l’assicuro che tal preventiva fissazione resterà privativamente frà Lei, e me. Conosco per prova l’estrema di Lei delicatezza, massime in materia d’interesse, e non sarà certo giamai da me compromessa. Ciò non deve servire che per mia norma particolare ove si rimettesse a me la somma, che potrebbe essere relativa a questo ogetto; ed in tal caso sarà sugerita siffatta somma come un mio solo pensiere. Nel resto poi, raporto alla partita d’onore, vorrei sperare, che non verrà dimenticata a di Lei riguardo, presumendo che la commissione penserà a pubblicare le notizie sul defonto, il monumento, e l’efigie di chi aurà favorito d’eternare la memoria con un lavoro degno d’entrambi. Io crederei, che non dovesse essere inoportuna una medaglia, su cui si rilevasse da una parte lo stesso monumento, e dall’altra l’autore di esso.
Spero di riccevere le di Lei ambitissime nuove prima del mio ritorno in Francia, che verosimilmente sarà verso la fine del corrente.
Frattanto mi conservi la preziosa di Lei amicizia, e padronanza, di cui ne vado glorioso. Mi dica qualche cosa sempre del superbissimo suo lavoro, che ci lega insieme sotto tanti raporti: si ricordi, che vivo, e vivrò in esso. Mi ami, mi comandi, e mi creda per sempre-sempre
Il vero suo amico, e servitore affezionatissimo ed obbligatissimo
Conte Sommariva
P.S. Ove dovesse tardare a giongermi il di Lei riscontro al di là di questo mese, e trovarmi in tal epoca poi già partito, la pregherei di inviarmelo sotto coperta di questo mio amico Signor Abbate Tordorò, che pure le scrive direttamente.