Non posso dirvi quanto mi rincresce tutto il dispiacere che avete avuto ultimamente, maggioramente se io ne sono stata in parte la cagione. Ma quietatevi se ne prego. Non vorrei che un pensier di me mai più vi dasse il minimo fastidio, anzi vi ne lascio liberissimo, e sciolto d’ogni impegno con me. Non pensate che l’ultimo affare sia motivo ch’io faccio questo passo, quello non è che un segno fra molti altri di quanto i vostri sentimenti per me sono diversi da quel che sono stati altre volte. Forse se mai vi ricordiate dei tempi che abbiamo passati insieme in Albano ed a Napoli sarete convinto di non parere più l’istesso uomo. In questo non mi lagno di voi per niente. Siamo tutti soggetti ai cambiamenti ma sarà la mia consolazione di non avervi mai dato cagione di mutare, e credo che se aveste preso qualche cosa a male di me, mi l’avreste detto francamente. Assicuratevi ch’io non ho il minimo dubbio della vostra onorevole intenzione di mantenere la vostra promessa, e sono persuasa che andreste cercarmi fosse anche in un sito più lontano della Scozia, ma non mi darò mai ad uno che non mi ama. Spero di conservare sempre quel opinione del vostro carattere che da prima mi ha dato una viva amicizia per voi; ma unirei e comminciare con nuovo stato con un affetto logore sarebbe troppo tristo per ambedue. Mentre mi credeva amata sarei stata capace di tutto, e mi avrei fatto un piacere e dovere dilettissimo di non pensare ad altro che voi. Ma la benda m’è caduta dagli occhi e mi vedo pronta a lasciar tutto per uno ch’è divenuto verso me indifferentissimo. Da gran tempo l’ho veduto, e pure non voleva crederlo, cercava piutosto scostare un tal pensier dalla mente.
Confesso che quando mi attacco non è di una maniera molto commune, in conseguenza non posso staccarmi senza dolore, ma questo si puo sopportare quando v’è una coscienza pura, e non è niente in paragone di vedermi infelice per la vita ed un oggetto di noja per una persona la di cui felicità avrebbe fatto la mia. Vi faccio ogni giustizia conosco la bontà del indole vostro, so che siete incapace di mal trattare chichessia, ma questo non mi basta, il cuore vuol qualche cosa di più. Vi auguro tutte le cose piacevoli e beate in questo mondo ed in un migliore. Se godiate tutto il bene ch’io desidero per voi sarete più felice di quel ch’io vi avrei potuto fare nei nostri più fausti giorni. Addio.
No. 2139 of 10319 |
Sender | Date | Recipient |
---|---|---|
Frances Mackenzie
[+]
Sender’s LocationRom |
Presumably February 1819
[+]
Dating based onBrevet er fra Frances Mackenzie, som Thorvaldsen havde en relation til i 1818. Brevet synes jf. indholdet at hidrøre fra forholdets afslutning, og kan derfor antagelig dateres til februar 1819. |
Bertel Thorvaldsen
[+]
Recipient’s LocationRom Information on recipientIngen udskrift. |
AbstractThe commentary for this letter is not available at the moment. |
Archival Reference | |
---|---|
m35 V, nr. 16 | |
Subjects | |
Thorvaldsen's Women |
Last updated 23.02.2015
Print