Corfu 21. Luglio 1828
Dottissimo Sigre. Cavalre Presidente.
Mi sollecito di accusarle l’odierno ricevimento del pregiatissimo di Lei Foglio 2. Giugno – Il Giudizio rispettabilissimo e generoso di codesta illustre Accademia ch’Ella degnissimo di Lei Prèside, si affrettò di gentilmente parteciparmi, con cui Essa degnosi ascrivermi a Suo Accademico, è un segno certo e luminoso d’onore, a cui miravano quei Studii che passionatamente coltivai in codesta Bell’Italia, ed al quale io dubitava molto di potervi giungere.
In mezzo alla mia esultanza debbo esternarle come i sensi sinceri di venerazione che io sempre portai a codesta Nobilissima Società, e ad ogni uno dei dotti Suoi Personaggi, saranno in me eterni; e deggio parimenti significarle come nell’atto che io sento in tutta la sua estensione l’importanza dell’innaprezzabile benefizio, sento pure la mia impotenza nel soddisfare a tanti obblighi che debbo adempier verso l’esimia Benefattrice.
La necessità al di cui scettro tutto cede, mi strinse a dipartirmi da codesta Eccelsa Cittade nell’atto che io fermato avra di soggiornar lungamente, onde medittare su quei vasti ed interessanti quadri ch’Ella con le infinite meraviglie di prischi e moderni tempi presenta all’immaginazione, alla memoria, ed alla Filosofia. Questa riflessibile mancanza non scemerà affatto in me la premura di giovare con qualche notizia o memoria alla Scienza Architettonica, ed all’Arti che le son strettamente connesse, ed in ciò codesta celeberima Accademia avrà nuovi pegni di quella passione nata, si può dire, con me pel Bello, e pel Grande, e che non potrà ove le circostanze mi secondino che crescere e divenir più audace. Io conosco bene, che quand’anche io mi fossi perfettamente istrutto in sifatti Argomenti, qual ho sempre bramato, e sempre diffidato, come diffido d’essere, nulladimeno d’assai scarso giovamento sarei ai medesimi.
Ella mi previene Chiarissimo Sig. Presidente che opra di molti dotti costituiti in Società, fornita di mezzi addatti, dev’esser lo scuoprire e render gloriosi alla Scienza, ed utili all’incivitimento umano, quei tanti portenti del genio, e dell’Arti, che si puo dire, ad ogni passo racchiude il suolo Ellenico a malgrado degl’inumerevoli che il tempo, la barbarie, l’ignoranza e l’errore guastarono, e distrussero, ed a fronte di quell’infinità che fu altrove trasportata, di cui una gran parte sendo in mano d’inscienti può andar quasto o perire.
La Grecia fatta serva da circa quattro Secoli non manco nonostante di Uomini celebri che si distinsero e tuttora sono chiari nelle Discipline, e nell’Arti Belle. Questi raccolserò gli annelli sparsi di quella catena del sommo saper umano che ruppesi nell’Ellade tosto che fu al Trace soggetta.
I Greci dotati per natura di forza d’ingegno non ordinaria e d’una fantasia vividissima e feconda, e quindi desti, e sensibili a tuttociò che può illuminar la mente, e muover per poco gli affetti, videro in un lampo il Bene immenso che dalla gara nobile dei Corpi Scientifizi e Letterarj Europei potea in lor derivare e tutti coloro fra essi che superar poterono in ogni tempo i quasi insuperabili ostacoli, da cui la Nazione loro fu sempre attorniata, slanciaronsi rapidamente in seno agli augusti Tempj di Minerva e delle Muse.
La Nazione incivilita ove in più numero si ridussero fu codesta che nudrita dall’Ellade loro Madre, fu poscia la diffonditrice d’ogni maniera di nuovo insegnamento e cognizione, e del buon gusto per le Arti liberali verso le Nazioni tutte d’Europa.
In codesta contrada dalla natura privileggiata in cui un cuor magnanimo d’ogni gloria s’inamora e prende gli ozii a sdegno; costi ove le Dee Castalie ebbero, ed hanno doppo Grecia il più alto Seggio, ed un culto sincero, ed augusto; costi ove il passeggiero ovunque lo sguardo intento giri, alta industria di Sommi Maestri attonito mira, e singolarmente in codesta Reina una volta del mondo Politico, ed or del Cristiano, ove il viatore compreso d’alta meraviglia ferma ad ogni istante i passi sui prischi e moderni portenti dell’Arti Belle, nell’Italia ripetto e non altrove il greco nel dipartirsene ha sentito gl’Italici Sapienti suoi Institutori licenziarlo col dire alle Grand Ombre Elleniche “la Patria mia da Voi educata in più volte, col rimandar nelle Vostre Terre questo Vostro figlio virtuoso ed addottrinato mostravi luminosamente sua verace eterna grattitudine, ed in far ciò ristora in parte i danni gravissimi che da Essa e d’altre Genti soffriste ingiustamente”.
È ora
È ora ormai che mi rivolga a quell’angolo di Grecia che fu sempre dominato da incivilite Potenze, e ch’è il luoco de’ miei natali.
Il poco ch’io debbo dire, si è, che dal fortunato istante in cui quest’isole jonie poste furono sotto la possentissima ed eclusiva Protezione di Sua Maestà Brittanica fausti destini sorrisero ad Esse. L’Augusto Protettore scelse a di lui Rappresentanti Uomini Sommi capaci ad appagare pienamente le di lui alte e benefiche intenzioni. L’attuale S.E. Lord Alto Commissionario Sir Frederich Adams che i jonj qual nuovo Tito riguardano, fece conoscere, ed amare tutte quelle utili ricerche, applicazioni, ed Esercizj che sono a parlar breve, fonte perenne d’ogni bene, e radice fecondissima di ogni prosperità. Dotto Egli e giusto apprezzator del Bello e del Grande, in questi giorni fra le infinite cure di Governo portò a compimento una definitiva organizzazione di quest’Università, ed ingrandi lo Stabilimento Mutuo Questo Mecenate che con generosa cooperazione e potente proteggimento promove ed anima ogni cosa che mira all’incivilimento, e che per mezzo dei lumi principalmente vuol vender felici i Popoli joni, ed i dotti stranieri qui dimoranti che destano in noi la nobile ambizione di giovarci reciprocamente, di aspirare e tentare onorate imprese, e generosi imprendimenti. L’insieme di tutti questi mezzi non lasciano dubbio al certo sui rapidi e felici progressi che noi faremo sul cammino della più compiuta prosperità.
Tutti sentiamo che sotto le vigili cure del prelodato Soggetto i bei giorni del nostro crescente incivilimento son ritornati, per non sparire mai più.
Venindo ora all’oggetto della preggiatissima di Lei Lettera, sappia che ne diedi conoscenza alla prefatta Eccellenza Sua, supplicandolo di scrivere a codesto Ministro d’Hanover, ed autorizzarlo a ricevere le relative Lettere Patenti. Li degnosi esaudirmi Voglia Lei rimettergliele e frattanto accolga, chiarissimo Sig. Presidente, in queste prime paggine di corrispondenza per me altremodo onorifiche, i veraci e solidi sensi di alta stima e perfetta considerazione con cui ho l’onore di essere di Lei e dell’illustre Consesso
Umio Ubeno Oscqo Serve
Giovanni Croni
Accademico d’Onore
dell’Inclita Accada. di San Luca