A. Grifi
Rom
Omnes
Dateringen fremgår ikke af artiklen, men da den i Thorvaldsens Museums eksemplar optræder i et samlebind mellem to andre artikler fra tidsskriftet L’Album, hvor den ene er dateret 13.6.1846, og den anden omhandler museet før dets åbning 17.9.1848, må det antages, at nærværende artikel blev publiceret i tidsrummet herimellem.
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LA RICONOSCENZA (bassorilievo del commendatore Thorwaldsen)
Achille non poteva racconsolarsi della perdita del suo amico, e dice Omero che generosamente uscendo pel campo prima mise a rotta le nemiche squadre troiane, poscia insieme ad Ettore si azzuffò, e tagliando la gola a dodici prigionieri nemici fece che sulla pira dell’estinto amico bruciassero, e consumò i corpi col rogo. La espressione di un così fatto dolore manifesta sempre più il carattere iracondo di quei guerriero, nella sua sensibilità risvegliata. Gii uitimi segni dell’amicizia sono in quel fatal eroe sì terribili che le prove stesse di Marte, e la battaglia, e la strage.
Una riconoscenza di più moderata natura è quella che il commendatore Alberto Thorwaldsen ha voluto nel sopra esposto rame effigiare, ed è la patria che con una corona civica in mano rende i suoi suffragi estremi a un suo figlio recentemente rimasto ucciso sul campo. La riconoscenza degli uomini è la molla principale d’ogni nobilissima azione, ed è nel tempo stesso il sol premio riserbato agl’infelici combattenti dal lor paese. La forza di questo nobile sentimento ha tal potere su gli uomini che si racconta di Arrigo VIII che avendo discacciato da sè il ben celebre Tommaso di Volsey proibisse a tutti il ricoverarlo sotto pena del cuore. Fitzwilliam lo ricevè non ostante il divieto in sua casa, per io che i’indignato principe sulio istante voile che il virtuoso ospitaliere dell’uomo comparisse alia sua presenza. Andatovi senza esitazione alcuna l’amico intese rampognarsi acremente come a parte del più alto tradimento di stato. Fitzwillam rispose freddamente così: ”Sire io rispetto più umilmente di tutti gli uomini gli ordini che dalla maestà vostra provengono, anzi gli ossequio, ed assai accuratamente gli osservo. Non sono suddito infedele, nè malvagio cittadino, nè reo, perchè quegli che alle mie porte ha bussato non era nè il ministro caduto nella indignazione del principe,nè il colpevole di tradimento. Era il mio benefattore e il patrono, era colui da cui ripeto quanto io sono attualmente, e da cui la mia fortuna conosco. Avrei potuto esser sordo? Avrei potuto discacciarlo dalla famiglia? Sarei stato l’uomo il men riconoscente e il più ingrato”. Arrigo VIII rimase attonito a ciò e io fece cavaliere in quella ch’egli s’aspettava con un indifferente viso una pena. Nè il poeta maomettano che nomino Giafas in presenza del califfo Raschild fu meno fortunato e premiato. Imperocché avendo questo califfo crudo fatto uccidere il giovinetto Giafas, ebbe tanti timori che il suo popolo si ammutinasse, fino ad impedire sotto pene atrocissime che ne fosse pronunziato il nome mai più. In quella che sedeva a mensa il califfo ecco un’arpa e un poeta, e ciò che più rendeva atto nito ogni uomo un inno al trucidato Giafas. Il califfo sorpreso veramente che un uomo ardisse pronunziare in sua presenza il nome di un disgraziato ministro, ebbe in bocca le più violenti espressioni. Il poeta rispose solamente che Giafas gli aveva fatto del bene, ed egli lo celebrerebbe mai sempre. Il califfo tolse su la sua tazza (ed era d’oro finissimo con un ammirando lavorio tutta intorno) e consegnolla al poeta, dicendo e imponendo anzi, che d’ora in poi cantasse di Raschil solamente. A cui il poeta levato gli occhi all’Olimpo, esclamò. O Giafas come non canterò per sempre sulla tua fine? ”Io ti debbo ancor questa tazza!” E il califfo se lo ascoltò.
La riconoscenza è come un albero in fiore (dice non so qual poeta orientale) che cuopre di profumi e di latte fin la scure che lo recide. Cosicché se lo ingegno di un nobilissimo artista, la scolpisce in tal bassorilievo con tanto amore, non è più maraviglia per certo. Vedesi sopra il marmo di cui si da l’incisione un soldato ferito a morte, che alle vestimenta ed agli ori stimasi essere un condottiero d’eserciti od altro elevatissimo personaggio. Boccheggiante o spento di già, tiene nella sua diritta mano quel ferro, che fu difesa inutile al petto. E mentre il capo deii’uomo chinasi come per esser ricevuto in grembo della madre antica degli uomini, un’alata donna il corona perchè discenda sotterra con l’uitimo distintivo che gratitudine patria offerisca.Soggetto di qualche controversia fra i dotti potrebbe essere per avventura la donna, e come noi la chiamammo riconoscenza, altri potrebbe dire o fama, o patria, o la gloria, e dare un nome al bassorilievo così, che molto dal nostro titolo si scostasse. Ma fra tutte le cose qui esposte, noi scegliemmo la riconoscenza come la più toccante per avventura e quella che meglio giudicammo adattarsi all’uomo morto in battaglia.
La giovinetta avente nelle sue mani quel serto, è al solito una delle cose mirabili del Thorwaldsen, mentre il militare moderno riesce per la scoltura severissima inusitato. E per altro a osservarsi, che se moderne cose si sono ivi scoipite, il magistero di disporre con maestà dell’arte un costume, è altresì straordinario e ammirando. Trovasi quest’opera di Thorwaldsen fra le belle cose della chiesa di san Michele a Monaco eretta al duca di Lichtenstein. Un anticipata idea di quello che la patria avrebbe fatto al suo artefice, sembra essere stata ivi rappresentata con mano egregia, e noi la pubblichiamo perciò affinchè si tocchi alcuna volta con mano, che le fantasie sublimi dell’arte, si verifican qualche volta, comecchè si dica, che al mondo non si trovi che sconoscenza.
A. Grifi
Dette er en trykt artikel, som blev udgivet antagelig 1846-48 i tidsskriftet L’Album, op. cit. Teksten er skrevet af fra et eksemplar af artiklen i Thorvaldsens Museums bibliotek.
Sidst opdateret 02.07.2014