Juni 1844

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Luigi Canina

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LA INSIGNE E PONTIFICIA
ACCADEMIA ROMANA DELLE BELLE ARTI
DENOMINATA DI SAN LUCA
AD ONOREVOLE MEMORIA
DI
ALBERTO THORVALDSEN
SUO CONSIGLIERE
E PRIMO PROFESSORE DI SCULTURA

LA INSIGNE E PONTIFICIA
ACCADEMIA ROMANA DELLE BELLE ARTI
DENOMINATA DI SAN LUCA
TENENDO NELLA PRESIDENZA
DEL PROFESSORE
CAV. GIOVANNI SILVAGNI
UNA ADUNANZA STRAORDINARIA
NEL GIORNO
XXIII GIUGNO MDCCCXLIV
PER ONORARE IL COLLOCAMENTO .
NELLA GALLERIA ACCADEMICA
PRESSO AL FORO ROMANO
DELLA EFFIGIE DEL SUO CONSIGLIERE
E PRIMO PROFESSORE DI SCULTURA
ALBERTO THORVALDSEN
SCOLPITA IN MARMO
DAL PROFESSORE CAV. PIETRO TENERANI
SI LEGGEVA QUESTO DISCORSO
DAL PROFESSORE
CAVALIER LUIGI CANINA
SEGRETARIO DEL CONSIGLIO
ALLA PRESENZA DEI PROFESSORI
E DEGLI STUDENTI DELLE SCUOLE
DELL’ACCADEMIA STESSA.

L’esporre degnamente alcun cenno sui pregi di quel sommo artista , di cui mi commetteste tenerne oggi discorso mentre siete per offrirgli un onorevole tributo di grata rimembranza, credo essere argomento difficil tanto quanto egli fu grande. Chi ha lasciato opere veramente pregevoli in alcuna scienza o arte professata in eminente grado, come il Thorvaldsen nella nobile arte della scultura, non ha bisogno che il suo merito sia dichiarato con poche parole. Quindi è che non intendo intitolare elogio questo mio breve dire di lui; perchè il Thorvaldsen ha per verace elogio la considerazione universale. D’altronde mi torna opportuno il farvi osservare che se viene generalmente riputato essere il più bello elogio di un uomo , che lascia opere di grande pregio , la stima in che vengono tenute le stesse opere: in particolare poi questa sentenza si rende veritiera rispetto ad un artista ; perchè le opere delle belle arti sono fatte assolutamente per essere ammirate con i proprj occhj , e non gustate con descrizioni di qualunque pregio sieno esse per le lettere; giacchè non sempre apparisce dalle medesime retto il giudizio o per lo meno non convenientemente bene esposto. Singolarmente questa sentenza si rende palese rispetto al suddetto insigne artista; perchè ognuno di voi conosce pienamente quanto egli valesse nell’arte, e di quale pregio sieno le opere lasciate. Esse saranno quelle che contesteranno in ogni tempo, più di qualunque studiato elogio, l’abilità sua nell’arte che professava in sì eminente grado. Ed esse serviranno inoltre di valido documento contro quei detrattori del suo merito, che potessero in ogni tempo insorgere, senza dovere ricorrere ad altro mezzo di quello che offre la loro generale considerazione, quantunque alcune di esse in particolare potessero presentare a coloro argomento di forse troppo severa critica.

Ma vedendo qui raccolti all’oggetto indicato i più cospicui professori della insigne e pontificia accademia romana di San Luca e gran numero degli studenti delle scuole dello stesso insigne istituto, i quali tutti si professano avere piena contezza del merito grande del Thorvaldsen, invece di aggiungere lodi a siffatta generale convinzione, mi limiterò a dichiarare ai primi con quali titoli abbia egli acquistato il merito di essere annoverato tra essi e sia degno della loro stima; ed ai secondi esporrò alcuni buoni consigli dedotti dalle virtù artistiche dello stesso Thorvaldsen che possono essere utilissimi a progredire con più sicurezza nell’acquistare rinomanza nell’esercizio delle arti.

Su quanto concerne la prima parte dell’enunciato divisamento non starò, o illustri colleghi, a dirvi come il Thorvaldsen, nato da poveri artefici, fosse dotato di si sublimi idee e di sì grande amore per l’arte nobile della scultura in marmo, e come sino dai primi suoi anni progredisse negli studj sotto la direzione dell’Abilgaard che molto l’amava; perchè con più conoscenza già ne scrisse il consigliere Thiele segretario della reale accademia di Copenaghen, che ora è tra noi e che si propone di far dono all’accademia nostra di tutte le sue opere relative al medesimo sommo artista. Quindi passerò ad accennarvi quanto di più importante concerne il suo stabilimento in Roma; perchè da quell’epoca si è qui cominciato a conoscere e considerarlo quale artista romano.

Tanto grande era in lui la soddisfazione di trovarsi in questa sede principale delle arti che considerava il giorno in cui venne a stabilirsi in essa, sino dall’età sua giovanile, quale altro giorno natalizio. Anzi a chi gli, chiedeva quando fosse nato , egli rispondeva Venni in Roma il giorno 8 marzo 1797; ed a preferenza di quello in cui nacque in Copenaghen lo soleva in ogni ricorrenza festeggiare con i suoi amici in tutto il tempo che visse in Roma. Quindi a contestare maggiormente l’indicato suo secondo cominciamento, di vita , egli volle sostituire al suo nome primitivo di BerteI, che corrisponde al Bartolommeo tra noi, quello di Alberto; e con questo nuovo nome egli costantementè intese di esser chiamato e se ne servÌ nelle sue firme in tutto ‘il tempo che soggiornò in Roma. Ed essendo egli nato giorno 19 novembre dell’anno 1770, e dopo la indicata venuta in Roma essendovi rimasto sino agli ultimi suoi anni , venne a passare in questa metropoli circa i due terzi di sua vita, ed anzi quasi tutto il tempo di sua maggior floridezza artistica. Soleva anche considerare, rispetto a tanta’ soddisfazione, quale altro giorno più fausto di sua vita quello dell’anno 1802, in cui per essere stato terminato il secondo triennio della pensione concessagli per studiare in questa stessa sede delle arti aveva il tutto disposto per partire, quando il conduttore della vettura, che doveva trasportarlo fuori di questa stessa Roma, fu trattenuto dal non avere potuto uno dei suoi compagni di viaggio ottenere il passaporto; perchè in quel giorno stesso ebbe dall’ Hoppe la commissione di eseguire in manno la sua statua di Giasone; commissione che fu per così dire la sorgente d’ infinite altre che stabilirono in ogni modo la sua universale celebrità. Nell’aggregazione a questo insigne corpo accademico, che ebbe luogo nel marzo dell’anno 1808, venne a godere del privilegio di cittadino romano; di altri onori di rnaggior considerazione si trovò insignito allorchè nell’anno 1827 fu eletto presidente di questa stessa accademia romana. Venne ad essere anche più strettamente collegato a questo insigne stabilimento romano coll’essere stato prescelto ad occupare la prima cattedra di scultura sino dall’originario ordinamento delle scuole proclamato nel giorno 16 agosto dell’anno 1812; e coll’appoggio di un tale onorifico officio fu compreso nella commissione generale di antichità e belle arti stabilita per legge del 7 aprile 1820. Così egli per ogni titolo venne ad essere annoverato tra gli artisti romani di maggior considerazione quantunque fosse nato in lontana regione.

Questa stessa insigne accademia, che venne istituita per proteggere i buoni studj delle arti e per accogliere sotto la sua protezione i giovani di bell’ ingegno che da ogni parte della terra a Roma convengono per dedicarsi allo studio delle arti, come venne dichiarato nella ben nota bolla di sua prima istituzione in accademia emanata da Gregorio XIII. Questa medesinla accademia, dico, che ha il sommo vanto di possedere la universale considerazione, mirando a conservare cruella superiorità su tutti gli altri simili stabilimenti delle belle arti, che ebbe sino dal suddetto primo ordinamento, e volendo nel tempo stesso rendere valevole la indicata superiorità non con i soli dritti di primogenitura, ma con il valido pregio di promuovere le buone opere, suole accogliere nel proprio seno quegli artisti di ogni nazione che dimostrano chiaramente emergere per ingegno e per studio nell’esercizio delle arti. Ed essi riconoscenti a tanto favore e nel tempo stesso sommamente contenti di potere cooperare a mantenere la indicata supremazia a questo stesso insigne stabilimento artistico ed a questa comune patria di tutti coloro che si danno all’esercizio delle belle arti, rinunciano spesso agli agi ed agli onori che gli vengono offerti nei proprj paesi. Nè anche spesso tralasciano essi di dare alcun attestato di riconoscenza a favore della stessa accademia , conle ne offre nobilissimo esempio nei tempi a noi più prossimi quanto venne fatto dal Canova, che tenne nella scultura il primo seggio avanti il Thorvaldsen, in modo tale che l’accademia acquistò per le sue cure nuovo lustro e la istituzione delle scuole; istituzione che si trova essere consentanea a quanto si ottenne per le sollecitudini del Muziano nell’ indicato ordinamento primitivo dell’accademia. Per disposizione del Pellegrini, altro recente benemerito veneziano, imitando il Balestra, venne aggiunto un grande premio della pittura al concorso Clementino, ed adornata maggiormente questa stessa galleria di belle opere antiche. Lo stesso. Thorvaldsen, rilasciando per molti anni l’assegno che gli era devoluto nella qualità di primo professore della scuola di scultura, venne a recare altro benefizio all’accademia stessa. Ed essa riconoscente a tanto favore fece coniare in onor suo una medaglia- in oro. N è aggregando stranieri a questa insigne accademia, viene essa nulla a perdere della sua romana istituzione; perchè il vanto di avere formato un uomo nel nobile esercizio delle arti in particolare, è di gran lunga superiore a quello di avergli dato la vita o semplicemente iniziato nei primi elementi. I più distinti uomini dotati dalla natura d’ ingegno rimangono spesso nella inerzia se ad essi mancano i mezzi di una educazione corrispondente alla loro indole. CosÌ soleva dire il Thorvaldsen; Se dopo di avere fatto il modello della statua rappresentante Giasone non avessi trovato chi ne commettesse la esecuzione in marmo ed offerto cosi mezzo di trattenermi in questa sede delle arti, me ne sarei ritornato in patria; ove quantunque la bontà del mio sovrano, che sommamente prende a proteggere gli artisti ed in particolare me stesso, non avrei certamente potuto eseguire tante opere e per tanti differenti paesi, quante ne feci stando in questa metropoli. A siffatta sincera dichiarazione del Thorvaldsen può aggiungersi con altrettanta’franchezza, che senia la lunga sua permanenza in Roma , la città di Copenaghen non avrebbe ora il grandissimo pregio di possedere un museo composto unicamente colle anzidette moltissime opere di si grande artista; nè di avere avuto per suo cittadino lo scultore che di più si distinse in questi ultimi anni in tutto il mondo civilizzato dopo la perdita del Canova.

Il Thorvaldsen, nel darsi con tanto zelo a promuovere la prosperità nella nobile arte da lui professata, corrispondeva strettamente alla sapientissima istituzione dell’accademia di San Luca, quale è quella di approvare solo le opere di stile pure e ragionato, come si comanda nell’articolo settimo del capitolo secondo dei suoi statuti; perciocchè egli, conoscendo doversi considerare unicamente per opere di pura e ragionata scultura quelle che si adattano più da vicino a quanto venne fatto dagli antichi greci e romani in tale arte, come . pure dagl’italiani in specie nella prospera epoca del risorgimento che da essi fu promosso, trovava essere in Roma ove di più si poteva studiare siffatto metodo di scolpire. Cosi quantunque nato in un paese che cominciò maggiormente a prosperare quando non erano ancora poste in uso le più belle pratiche delle arti, pure conveniva pienamente doversi seguire quanto venne prescritto da questa accademia ed approvare quei metodi nobili che solì sono dalla scuola romana approvati, e non prendere in considerazione alcuno di quei generi che ebbero origine .in ternpo di vero decadinlento delle arti in generale, e che sono proprj solamente di alcune regioni; tra i quali si distinguono precipuamente quei che s’introdussero nell’architettura nel medio evo e che vengono riputati improprj dell’indole del clima di questa classica terra e non soggetti ad alcuna ragionata prescrizione. E bene osservava egli che se nelle altre arti sorelle non si fosse potuto in quegli infelici tempi discostarsi tanto dalle forme costantemente stabilite, perchè tenute ad imitare più strettamente la natura; pure quelle opere che vennero fatte precisamente per adattarsi allo sveltissimo e secco genere dell’architettura, in allora predominante , non potevano essere approvate da chi erasi associato ed apprezzava unicamente la scuola romana. Quindi egli sapeva molto stimare quei nobili ingegni che nella indicata tanto celebrata epoca del risorgimento si colIegarono strettamente per bandire non solamente dall’Italia, ma da qualunque altra regione gl’ indicati varj generi introdotti nei secoli di mezzo. Ed essi per rendersi più potenti ad ottenere l’indicato lodevole intento si dettero ad istituire quelle società accademiche che si distinsero grandemente nei tempi successivi, tra le quali ebbe sempre la preminenza questa nostra; ed anzi può dirsi essere stata quella che servi di modello allo stabilimento di molte anche sino dalla primitiva sua istituzione, cognita sotto il nome di università delle arti, che ebbe luogo da tempi immemorabili. Cosi essa nella indicata prescrizione statutaria, tendente ad approvare solo le opere di stile puro e ragionato, conserva un valido documento del motivo che produsse la sua istituzione. Quindi il suo progressivo avanzamento serve di si grande decoro alla storia delle arti in generale dal principio del loro risorgimento sino ai tempi nostri; in modo tale che la storia di quei sommi professori, che hanno ad essa appartenuto, costituisce per se stessa la più grande parte della storia delle belle arti. E siccome allorchè si giunge a far predominare alcuna pratica nell’esercizio delle arti in particolare, opprimendo alcuna altra di carattere contrario, accade spesso di oltrepassare i limiti prescritti al metodo con cui si vinse; cosi nella scultura dall’avere fatto trionfare il buono stile nel generale risorgimento delle arti, si trascese col trapassare del decimoquinto secolo verso quella maniera di forme assai mosse e contorte che costituirono un genere del tutto opposto a quello che fu introdotto nella accennata epoca, come apparisce dalle opere dei secoli decimosettimo e decimottavo. Il Thorvaldsen fu uno dei principali campioni che. dopo il Canova combattè per reprimere siffatta maniera e richiamare l’arte ai buoni principj. Ed anzi si narra averne egli ottenuta la considerazione dal medesimo Canova allorchè si fece questi sommamente a lodare la prima opera da lui fatta in Roma dichiarandola eseguita con stile nuovo e grandioso, cioè opposto a quello che dominava nell’antecedente secolo. Nè il Thorvaldsen poi si fece mai ad approvare coloro che, seguendo la indicata vicenda di trascendenza, procurarono colle loro opere di ritornare al genere strettamente contenuto nelle forme più raccolte e prive affatto di grazia; perchè in esso egli non ritrovava assolutamente quella purezza di stile che si voleva dai medesimi retrocedenti appropriare. E nè per altra parte convenne mai ad approvare le opere di coloro che si limitano ad una servile imitazione della natura comune, benchè riprodotta con squisitezza di lavoro. Ma egli considerando dovere essere la scultura una imitazione della più bella e nobile natura, e non doversi perciò perpetuare con le opere in marmo le ignobili forme e le volgari rappresentanze che nulla ispirano di nobiltà, conservò sempre in tutte le sue opere quel bel metodo di effigiare statue e bassirilievi che fonna il principal pregio delle sculture greche e romane dei tempi più prosperi per le arti, e che costituisce propriamente quello stile puro e ragionato voluto dalle indicate istituzioni statutarie.

A dimostrare siffatto pregio del Thorvaldsen nell’esercizio della scultura mi offrirebbe incontrastabile documento il rammentarvi solamente le principali opere di lui, se il breve tempo assegnato a questo mio discorso lo concedesse e se non ne vedessi in voi tutti una intima convinzione. Quindi mi limiterò a parlarvi alcun poco di una sola delle sue opere che imprese ad eseguire negli ultimi anni di sua vita. Intendo dire della propria sua intera effigie che modellò in grandezza poco al di sopra del vero; perchè la credo opportunissima a dichiarare l’eccelsa sua indole per la maggior prosperità nell’esercizio dell’arte. Facendomi egli stesso vedere siffatta opera con quella compiacenza che era sua propria e con quella sincerità di animo che si conveniva di palesare ad un vero amico, quale mi teneva, ed osservando io come quella figura fosse nel lato sinistro appoggiata ad un’altra figura , chiedeva io a lui: perchè quell’appoggio figurato? Egli a me prontamente rispondeva, È la effigie della Speranza. La Speranza di nuovo io, e perchè ? Con egual sincerità egli mi soggiungeva avere voluto con quel simulacro denotare come fosse predominante in lui la speranza di far buone opere e di esser annoverato tra i buoni artisti. Questo in Thorvaldsen è raggiunto, io gli diceva prontamente. No, egli mi rispondeva, non si giunge • mai a toccare il termine in quest’arte come nell’altre tutte, ed eccovene in me una prova convincente. Ciò dicendomi mi conduceva nella vicina camera, ed entrati in essa mi soggiungeva: Vedete questo gruppo (era quello delle tre Grazie) allorchè lo feci la prima volta molti anni sono mi pareva che stasse bene: ma ora dopo di avere eseguito molte altre opere, venendo ad acquistare anche maggiori cognizioni, ho veduto che si poteva far meglio. Quindi senza mutar l’ insieme della rappresentanza cambiai il movimento di questo e di quell’altro braccio, diedi altra mossa a questa ed a quell’altra gamba, vi aggiunsi quel puttino, e vi feci molte altre variazioni, colle quali venni a dare certamente miglior aggruppamento alle tre figure e maggior grazia a ciascuna di esse. Se adunque, finiva col dirmi, fossi stato convinto di aver fatto bene nell’ eseguire il primo modello di tale opera; e non avessi avuto per costante appoggio la speranza di far meglio; non avrei mai tentato di migliorarla, come mi sembra di esserne in qualche modo riuscito. E voglio sperare che verrà un giorno in cui potrò emendare alcune altre parti di questa medesima opera. Così parlava quel sommo artista dopo di avere fatto tante opere che furono generalmente ammirate per il puro stile e per la ragionata composizione; dopo di avere per tanti -anni fatto da maestro nell’arte stessa; dopo di avere ricevuti, coll’unico appoggio del proprio merito, quegli onori di supremo grado che soltanto con rarissimi esempj si trovano essere stati concessi agli artisti; dopo di essere stato ricevuto cIual principe reale da quel magnanimo monarca suo signore che seppe tanto apprezzare il merito di lui; e dopo di avere percorso qual sommo trionfatore tutte le più popolate e colte regioni della Germania, se ne ritornava in questa sede delle arti, ove fu accolto con vera amorevolezza e distinzione precipuamente da questo stesso insigne consesso; e quindi ben tosto si dava di nuovo a comporre altre opere in età, bensì molto avanzata, ma con freschezza d’immaginazione pari a quella dei suoi più floridi anni, e con vero amore di fare buone opere confortato sempre dalla speranza di far meglio. Siffatta sua intenzione, non contento di dichiarare con parole, la contestava con la indicata stabile opera, ch’io la considero per il più bel monumento che abbia lasciato di sua grandezza di animo nell’esercizio dell’arte da esso professata. Perciocchè la sincera convinzione di fare sempre meglio è la più valida dimostrazione atta à contestare la grandezza dei veri sommi ingegni che hanno la facoltà di poter conoscere in quale infinita estensione si protraggono i limiti della perfezione. Mentre all’opposto d’ ingegno limitato deve considerarsi certamente quell’artista che si trova contento delle sue opere; le spaccia per eccellenti; è persuaso di non potersi far meglio; non sente di buon animo altro che le lodi sprezzando qualunque consiglio o almeno ascoltandolo con finta sottomissione senza trarne profitto; ed infine, essendo intimamente convinto di avere operato bene, rinuncia alla speranza di poter giungere a far meglio. Il Thorvaldsen, non mirando che al maggior bene in ogni sua opera, ed apprezzando Sommamente le istituzioni dell’accademia di San Luca, si rese adunque incontrastabilmente meritevole della vostra considerazione e degno per ogni titolo di essere annoverato tra i primi professori che onorarono questo stesso insigne istituto artistico romano.

Nel volgermi a norma dell’enunciato mio divisamento a voi, o alunni di questa accademia, che siete di essa la più bella speranza per la conservazione della maggior sua prosperità, vi consiglio primieramente d’imitare il Thorvaldsen negli accennati suoi nobili sentimenti, che lo portarono da bassa origine, colla sola scorta della sua buona disposizione di progredire sempre verso il meglio, ad ottenere quella sì grande celebrità che lo ridusse ad essere universalmente salùtato per primo scultore dei passati ultimi anni; e procurate ad imitazione sua che in voi predomini sempre la speranza di eseguire migliori opere e di essere annoverati tra i buoni artisti. Scacciate la intima convinzione di avere raggiunti quei limiti, sì discosti dai primi passi che si fanno nell’avviamento dello studio delle arti, ed ai quali soltanto pochissimi distinti ingegni è permesso di giungervi; e ponete mente che il Thorvaldsen stesso, vicino al termine di sua lunga vita, conservava la sola speranza di poterli un giorno toccare. Volgete l’occhio per solo breve istante sulla lunga schiera delle sue opere, e fatene il confronto con quelle vostre proprie, vi servirà tale confronto, anche momentaneo, di valida testimonianza per convincervi di quanto siate lontani dal potere essere compresi nel novero di quegli artisti che già hanno ottenuto una universale considerazione.

A maggiormente dichiarare poi la utilità dei buoni consigli, che si possono dedurre dalle virtù artistiche del Thorvaldsen, vi propongo di assomigliare l’esercizio delle belle arti ad una deliziosa via che si prolunghi all’infinito. Abbia essa di tratto in tratto ameni luoghi di trattenimento ed altri di disastroso trapasso; ed anzi questi secondi sieno più frequenti in principio. Se nel porvi in cammino lungh’essa, dopo breve tratto e dopo di avere superato alcuno dei suddetti passi disastrosi, a veste il bene d’incontrare qualche delizioso trattenimento; ove molti, o per non essere quella la via che intendono di percorrere o per essere contenti di non progredire più avanti, si trovassero raccolti e vi salutassero quali abili artisti ed eziandio vi colmassero di lodi e di belle parole; non li ascolta te e ringraziandoli non vi trattenete punto con essi. Considerate quell’incontro come funestissimo al vostro avviamento; e dite loro che avete a percorrere lunga altra via. Male sarà se vi lasciaste trattenere dall’illusione di essere giunti a buon termine, e peggio se, potendo camminare, vi fermaste; perchè tutti quei che transiteranno più oltre vi avranno a scorno e vi derideranno quantunque in quel luogo trovaste protezione e sedeste in alto. Quindi se dopo di aver percorso lungo altro tratto della stessa via aveste il favore di raggiungere per esempio alcuni professori di questa insigne accademia, essi tutti ad una voce, abbracciandovi, vi diranno bravi siate i ben giunti, e ad una voce pure vi additeranno altra via da percorrere in compagnia. Non vi lasciate mai in quel cammino sopraffare da stanchezza, e procurate d’ innoltrarvi più avanti che potrete senza mai credere di aver toccato il termine. Nè vi lasciate mai vincere dall’invidia a trafilare insidie per Ìntercettare il cammino agli altri; perchè la via, essendo assai ampia, lascia libero il transito a tutti quei che rettamente imprendono a percorrerla; altro donde vi sarà l’ innoltramento in essa di tanto maggior gloria quanto maggiore sarà il novero dei competitori che troverete lungo la medesima via. Il Thorvaldsen vi serva pure in ciò di esempio; perchè egli dopo di essere giunto molto avanti per una tale via dava il braccio ed insegnava con vera amorevolezza a chi apprezzava di più come si poteva facilmente progredire. Quindi mentre egli ne percorreva un tratto deliziosissimo, quale fu il transito per la Germania nel suo ultimo ritorno in Roma , si trattenne solo quanto era necessario per dimostrare la sua gratitudine; e diceva a tutti coloro, che lo festeggiavano e lo invitavano a soffermarsi , dovere egli restituirsi presto in Roma per dar cominciamento a nuovi lavori. E quindi giunto si protestava non volere più percorrere cluel tratto di via unicamente deliziosa; perchè non voleva essere mostrato quale oggetto maraviglioso , ma contenersi nel seguire la via propria degli artisti. Ed infatti nel partirsi di nuovo da Rorna per andare ad assistere all’ordinamento del suo museo in Copenaghen, col quale venne a lasciare un segno di se molto avanti nella stessa via artistica, prendeva la via di mare onde non essere più trattenuto dalle deliziose dimostrazioni.

Ben è vero che sentirete dire da coloro che considerano la gloria degli artisti puramente passeggiera; che serve tanto studio e tanta costanza nell’innoltrarsi molto avanti nella anzidetta via, nella quale non si può mai toccare il termine? E che importa che si lascino le respettive memorie più o meno avanti, quando si deve abbandonare il cammino da tutti in egual modo? Essi vi aggiungeranno eziandio in prova di tale opinione che bi sogna profittare di qualunque bene anche momentaneo e contentarsi di una mediocre considerazione. Non prestate orecchio a siffatte parole, che non possono essere proprie altro di coloro che nulla apprezzano il vero onor artistico. Ma ascoltate quei professori dotati di vero amore per le arti; tra i quali certamente si annoverava il Thorvaldsen, e li troverete anima ti di altri sentimenti considerando essi precipuamente essere la rinomanza nelle arti in niun modo passeggiera. Infatti qual è quell’uomo alcun poco sensibile che non apprezzi sommamente la grande dimostrazione che ricevette il Thorvaldsen, allorchè improvisamente venne a mancare, nel giorno 24 marzo del corrente anno, tanto per parte dei suoi concittadini, quanto di quel monarca che sÌ grandemente l’amava, in modo da risvegliare negli animi tutti ogni idea di gloria non passeggiera. Venne siffatta dimostrazione prodotta da sincera stima, da non compro affetto e da vera ammirazione per il merito suo; e precisamente per tanta sincerità ne fece plauso l’intero mondo di più incivilito. E ben su di ciò mi torna opportuno il rammentarvi che gli artisti, avendo per propria attribuzione di fare opere che servano non solo ai presenti ma pure ai posteri, non possono nutrire assolutamente pensieri limitati a soddisfare quanto viene richiesto dalle presenti circostanze. Ed anzi ponendo mente che le opere delle belle arti furono in ogni tempo quelle che servirono di più valido documento a far conoscere la prosperità delle età in cui furono esse eseguite, si rende maggiormente necessario di non limitare a ristretti confini lo studio nell’esecirzio delle medesime arti. Nè poi sovvengavi che la rinomanza artistica si acquista col fare opere di proprio capriccio o di stile non generalmente approvato; perchè le novità non ragionate sogliono piacere ad alcuna classe di persone soltanto ed anche per il momento; mentre le stesse persone, amanti sempre di cose nuove, dispreggiano le novità di poco introdotte per dare luogo ad altre più recenti; e così successivamente passano esse dall’approvazione al dispreggio di ciò che hanno poco innanzi approvato. All’opposto le buone opere, basate su solidi fondamenti ed approvate da lunga serie di secoli, saranno sempre eziandio per lungo tempo apprezzate. Quindi è che giustamente questa nostra accademia, direttrice dei vostri studj, ha per precetto statutario di non approvare altro che le opere di stile puro e ragionato. Imitate adunque anche in questo il Thorvaldsen; perchè le sue opere tutte non si allontanano punto da tali prescrizioni.

Sentite di buon animo questi altri pochi consigli, non già miei, ma sempre dedotti da quanto venne manifestato colle opere e colle parole dal medesilno vostro maestro. Considerate le lodi non rneritate più nocive di qualunque anche non meritata critica; perchè le prime possono facilmente produrre la convinzione di essere giunti molto innanzi nella via della rinomanza, per essere esse spesso esposte da persone amorose bensì, ma non molto conoscitrici del bello nelle arti; mentre la critica, se giusta, non può produrre altro che un maggiore studio, e se ingiusta, disprezzo. Fate come il Thorvaldsen che le vostre opere vi diano rinomanza e non gli elogj che si sogliono compartire sì largalnente in questi tempi. Così non invidiate punto quei che vengono senza sostanziali meriti sommamente celebrati dagli scrittori di elogj; perchè restando essi spesso contenti di quanto viene in loro favore spacciato, tralasciano di occuparsi di qualunque studio e finiscono per perdere ogni artistica considerazione. Imitate anche il Thorvaldsen nel progredire sempre più con le opere che con le parole; giacchè perdendosi in discorsi, quantunque ragionati, si detrae molto tempo allo studio delle opere. In prova di ciò si narra che egli sino dai suoi primi anni, che si dette allo studio della scultura , mentre gli altri suoi compagni si trattenevano a ragionare per deteminare il modo da stabilire il lavoro proposto a concorso, lo cominciava e lo portava a termine senza punto perdersi in parole, e ciò faceva prima anche che gli altri ponessero mano al lavoro. Non obbliate mai di avere per appoggio la speranza di operare sempre in meglio e di acquistare celebrità nell’arte che prendete a professare. La speranza, che è quella sensazione, la quale alletta ogni cuore sensibile rendendo piacevoli i desideri delle cose umane con spesso anche maggior soddisfazione’ del possesso dell’oggetto desiderato, ed allorchè viene posseduto subentra la speranza di possederne altro concesso dall’ordinamento delle stesse cose, vi sia eziandio come fu al Thorvaldsen la predominante nell’accquistare nome di buon artista; e quando abbiate fatto un passo nell’avanzamento verso tale scopo, subentri sempre la speranza di farne successivamente altri. Vi sia ognor presente in fine che la costante rinomanza nelle stesse arti non si acquista altro che colla perseveranza nello studio, fermezza nel superare gli ostacoli, docilità nel sentire i buoni consigli, sincerità e nobiltà di animo in tutte le azioni, ed anche potendo col non tralasciare di proteggere e soccorrere chi può cooperare all’incremento delle arti stesse. Qualità che tutte erano possedute in eminente grado dal Thorvaldsen. Colla perseveranza nello studio egli giunse a far tante buone opere che gli fruttarono la generale riputazione. La fermezza del suo animo lo portò dal nulla a superare tutti gli ostacoli che si frapposero alla stessa sua celebrità. Della docilità nel sentire i buoni consigli se ne rinvengono belli esempj nelle memorie che si hanno della sua gioventù, tanto dall’essere stato sempre assai sottomesso agl’ insegnamenti del suo primo maestro, quantunque non fosse scultore; quanto in particolare dal conoscere come in un grande concorso, esposto in Copenaghen sul tema Eliodoro scacciato dal tempio, fuggendo egli dalle sale intimorito di non riuscirne, ascoltasse il consiglio di altro maestro e riprendesse il lavoro suo, che venne premiato. Della sincerità sua ne aveste voi stessi molte prove precisamente dicendovi sempre ciò che sinceramente pensava nel correggere i vostri lavori; e spesso tale sincerità era palesata più delle parole con i fatti e con un tal modo di operare non facilmente si delude la verità. La sua nobiltà viene contestata ampiamente dalle principali sue buone azioni che sono molte, quantunque si fosse contenuto sempre a menare una vita strettamente artistica e priva affatto di quel contegno che è proprio di coloro che, mancando di vero merito, lo credono necessario ad essere tenuti in considerazione. E così la sua propensione che ebbe sempre, allorchè giunse a possederne i mezzi, di proteggere quegli artisti che davano alcuna speranza di acquistare abilità, viene contestata con moltissimi esempj, i quali non si limitarono alla sola scultura , ma pure alle altre belle arti. E non vi era artista che, avendo bisogno di essere in qualche modo soccorso, non ricevesse da lui la commissione di alcuna opera compensandone giustamente il merito di essa; e si è con tal mezzo benefico che potè aggiungere decoro al suo museo stabilito in Copenaghen. Grandi e molte erano adunque le virtù di quel sommo artista, che vi ho proposto di seguire i buoni consigli nell’esercizio delle arti, e precipuamente quello di non mai scordarvi del sÌ valido appoggio della speranza di operare sempre in meglio.

Non potrebbe questo mio discorso avere più piacevole cornpimento che col far cenno dell’oggetto che oggi qui ci unisce amichevolmente, quale è quello onorevolissimo di assistere alla collocazione in questo luogo della effigie del tanto giustamente celebrato artista, che venne scolpita in marmo dal professore Tenerani e che egli ne volle gentilmente far dono alla nostra accademia; perchè questo atto ci offre un lodevole rnezzo di dare una dimostrazione sinceramente sentita alla memoria del Thorvaldsen, ed al Tenerani di offrire con lo stesso dono un attestato di quella grande stima che giustamente meritava un tale grande maestro, e della alta considerazione in che egli stesso era tenuto da lui, ciò che aggiunge pregio al vicendevole merito. Quindi in particolare ciascun di noi, nel mirare quella effigie e vederla si nobilmente onorata, ci compensa in certo modo della perdita dell’eccellente e vero artistita, del sincero consigliere e dell’affezionato amico in essa sÌ bene rappresentato. Coronate adunque unanimamente questo atto accademico di vera stima verso quel sommo artista coll’applaudire al giustissimo a lui attribuito onore, ed alla grata dimostrazione offerta dal professore Tenerani; e concedete a me la sola speranza di poter ottenere il vostro compatimento di avere disimpegnato come meglio potei questo onorevole incarico, e non la convinzione di avere soddisfatto a quanto si chiedeva dalla sublimità dell’argomento.

IMPRIMATUR
Fra Domincus Butaoni Ord. Praed. Sac. PaI. Apost. Magister.
IMPRIMATUR
Joseph Canali Archiep Coloss. Vicesgerens.

ROMA MDCCCXLIV
DAI TIPI DELLO STESSO CANINA

Oversættelse af dokument

Luigi Canina:Alberto Thorvaldsèn, 1844,s. 25-26.

Denne min Tale kunde ikke slutte smukkere end ved at henvise til det Formaal, som i Dag venskabeligt forener os, nemlig det meget hædrende at overvære Opstillingen paa dette Sted al Busten af den med saa stor Ret berømte Kunstner, som er blevet udført i marmor af Prof. Tenerani, og som han saa elskværdigt har villet forære vort Akademi; thi giver os en prisværdig lejlighed til at lægge vore oprigtige Følelser for Thorvaldsens Minde for Dagen, og giver Tenerani Lejlighed til ved samme gave at give et Bevis paa den store agtelse,som en saa stor lærer og Mester med Rette fortjente, og et Bevis paa den store Agtelse han stod i hos ham, hvad der yderligere forhøjer Værdien af den gensidige Fortjeneste.

Derfor hvad i Særdeleshed enhver af os angaar,saa opvejes paa en vis Maade ved Skuet af denne Buste og ved at se den saa fortrinlig hædret, Tabet af den udmærkede og sande kunstner, den oprigtige “Consigliere” (Raadgiver) og den tro Ven, der saa udmærket er fremstillet i den.

Sæt derfor enstemmigt Kronen paa denne akademiske Handling, baaret af sand Højagtelse for den store Kunstner, ved med Bifaldsklap at hilse denne ham med fuld Ret tilkommende Ære, og det Udslag af taknemmelighed, som Prof. Tenerani har lagt for Dagen; og lad mig i det mindste haabe, at jeg tør regne med Deres Overbærenhed ved efter bedste Evne at have skilt mig fra dette Ærefulde Hverv, om jeg end ikke tør være overbevist om at jeg har gjort fyldest overfor det ophøjede Emne.

Generel kommentar

Dette er en trykt omtale af Thorvaldsen, der bl.a. indeholder en tale af professor ved Accademia di San Luca, Luigi Canina, i forbindelse med opstillingen af Pietro Teneranis buste af Thorvaldsen i Accademia di San Lucas galleri ved Forum Romanum i Rom. Oversættelsen af dokumentet fra italiensk til dansk omfatter kun Caninas tale (s. 25-26 i originaldokumentet).

Arkivplacering

Småtryk 1844, Luigi Canina

Emneord

Personer

Sidst opdateret 06.10.2015