Sigre Torwalsen gentiliso.
Uno dei principali dispiaceri che ho provato nel lasciar Roma, é stato quello di non aver potuto avere il bene di congedarmi con Lei, che stimo, e rispettosissimamente amo tanto. Io per due volte in una sera a casa sua ma bussai per sette o otto volte invano, e questo per precisamte il martedi sera verso un ora di notte. Le dico questo acciò Ella non attribuisca a trascuratezza il non averla veduto prima della mia partenza. Io Le sono tanto grato Sigre. Torwalsen del buono e sincero accoglimento che Ella mi fece. mi dispiace di non sapere, ne potere corrispondere alla bontà che Ella mi dimostrò. Mi permetta pregarlo volersi di me in qualunque caso Ella mi creda buono a servirlo. ma io sono persuaso che non lo farà perche io non merito tanto.
Qua si stanno preparando gran feste per l’arrivo del nostro Sovrano. Tutti questi Artisti sono occupati in eseguire una grandiosa machina che rappresenta un Carro sul quale sara la figura di Ferdinando, tirato dalle quattro virtu principali. questo si collochera in mezzo della piazza di S. Marco che sara costeggiata da una specie gradinata in quisa d’anfiteatro sul quale si farà della musica. tutta la spesa la fanno i soli Professori e noi scolari che non si può spendere si lavora come cani. Il Sigr. Benvenuti dirige tutto. Egli come pure il Sigr. Alessandri m’hanno imposto farle tanti saluti, come pure il Sig.r March. Capponi. Se vede Buzzi la prego di reverirlo in mio nome.
Se mai Ella si degnasse onorarmi di suoi caratteri lo prego darmi le nuove di sua salute come pure quelle dell’Arte. se io potrò aver questo bene potrà dir[i]ger la sua lettera a Pistoja per dove partirò dimani.
Mi creda di core e col più profondo rispetto
Firenze 24 giugno 1814
Dev’ Obblo Servito
Niccola Monti