This is a re-publication of an article in the journal Meddelelser fra Thorvaldsens Museum (Communications from the Thorvaldsens Museum) 1973, p. 152-154.
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Il colore piú interessante fra quelli acquistati dall’Eckersberg durante il soggiorno a Roma è senza dubbio il »Jeaune de Crome«, ossia il giallo di cromo. É difficile pensare che nel 1815 questo colore venisse prodotto in grandi quantità. È vero che venne scoperto a Parigi dal Vauquelin nel 1809, ma si è sinora ritenuto che una vera e propria produzione di esso non si sia avuta su larga scala se non dopo il 1820, quando vennero scoperti i grandi giacimenti di cromo dell’America Centrale. Varie circostanze fanno tuttavia pensare che già prima di allora esso venisse prodotto in modesti quantitativi: se ne è fra l’altro individuata la presenza in una pittura olandese firmata nel 1818. In ogni caso l’Eckersberg ha usato un colore molto nuovo e mai prima messo alla prova.
Generalmente l’Eckersberg compra i suoi colori in forma di pigmenti, che egli poi stempera da sè con il legante. Per tale operazione si è certamente servito di quel mortaio di porfido da lui comprato durante il soggiorno romano. Tuttavia una volta egli compra »due vesciche di bianco di piombo«. In tal caso il colore è già stato sciolto, cosí come quello che comprano i pittori oggi, poiché la vescica è Lantenata del tubetto. Il menzionato »Bianco di Krems« non è altro che cerussa, cosí chiamato perché da lunghi anni nella cittadina austriaca di Krems si era prodotto bianco di piombo con un metodo particoiare. Questo era pressoché l’unico bianco che l’Eckersberg avesse a disposizione.
La »lacca« da lui comprata non viene impiegata per verniciare le pitture, ma è sostanza colorante organica rossa. L’inesatta denominazione di lacca è probabilmente dovuta al fatto che una delle piú antiche e piú importanti materie coloranti di questo gruppo veniva preparata a base di gomma lacca, secrezione resinosa della cocciniglia »Coccus lacca«, un insetto che vive specialmente in India. La si vendeva sotto molti nomi diversi, fra cui lacca indiana, ed è probabilmente questa lacca rossa che l’Eckersberg compro. Non può essere stata né »lacca di robbia« né »lacca di cocciniglia« poiché l’acquisto di questi due colori viene specificato separatamente. La lacca di robbia si estrae dalla radice della pianta »Rubia tinctorium« mentre quella di cocciniglia, chiamata comunemente carminio, proviene dal corpo essiccato del la femmina dell ’insetto »Coccus cacti«, che vive nell America Centrale. È a proposito di quest’ultimo colore rosso che il pittore trancese Antoine-Joseph Pernety dice, nel 1757, che benché sia quasi caro come l’azzurro oltremare non se ne può fare a meno per la carnagione del gentil sesso e dell’infanzia. A poco a poco lacca divenne denominazione comune per tutte le sostanze coloranti organiche che, una volta estratte dalla materia grezza, venivano fatte sedimentare per mezzo di al lu me. Ciò risulta anche dal fatto che l’Eckersberg acquisto pure una »lacca verde«, che in quel periodo dovette probabilmente essere stato blu di Prussia mescolato a lacca gialla. »Stiil de Grain«, o meglio Stil de Grain, é una lacca gialla che si prepara con le bacche acerbe di diverse varietà medio-orientali della famiglia del Ramnus. Questo colore era largamente usato in Francia e in Inghilterra nel secolo XVIII, quantunque non fosse molto stabile. Quando le bacche sono mature se ne ottiene un colore verde.
La »gomma gutta« è una resina gommosa che contiene una materia color ante gialla, proviene dall’Estremo Oriente ed è prodotta da varie piante della famiglia delle Garcinie. La si è impiegata quasi esclusivamente come acquerello, e poiché questa sostanza diventa di per sé collosa con l’aggiunta di acqua, rende superfluo l’ uso di un vero e proprio legante. Il »bitume« è asfalto, che si ricava da sostanze organiche di origine vulcanica, si è acquistato una brutta fama in quanto non essicca mai completamente. Quando nel secolo scorso i pittori se ne servirono per l’imprimitura ne risultarono sempre grandi screpolature. Fortunatamente sembra che l’Eckersberg l’abbia impiegato soltanto per lo strato finale del colore, dove evidentemente non provoca simili danni.
L’Eckersberg ha comprato il »miele« e se ne è servito come emolliente per la sua colla. Essendo il miele sostanza idrofila, la colla non arriva mai a seccare completamente e a scagliarsi. Già nel Medio Evo venne impiegato il miele a tale scopo per la miniatura.
L’»azzurro oltremare« comprato dall’Eckersberg a Roma era un prodotto naturale, ricavato dalla pietra preziosa lapislazzulo. È il colore più costoso di tutta la tavolozza di un pittore non solo per l’elevato prezzo della materia prima, ma anche perché il processo di depurazione del lapislazzulo macinato è operazione lunga e difficile. Per questo l’Eckersberg compra anche la »cenere oltremare« e un po’ »del peggiore«: la prima non é altro che oltremare non depurato, mentre »il peggiore« è sicuramente il prodotto che si ottiene dall’ultimo forte trattamento cui si sottopongono i lapislazzuli per estrarne tutto l’azzurro possibile, per cui questo oltremare contiene molte impurità grigiastre.
Il costoso azzurro oltremare non era però l’unico azzurro a disposizione dell’Eckersberg. Nel viaggio di ritorno da Roma, infatti, egli passò per Dresda dove fece visita al pittore tedesco Caspar David Friedrich, il quale aveva studiato all’Accademia di Copenaghen. Questi gli regalò un colore azzurro chiamato »smalto«, che era molto meno caro dell’oltremare. Lo smalto è piú esattamente vetro di cobalto finemente macinato, ma già a quell’epoca stava per essere sostituito dall’azzurro di cobalto che ancor oggi si usa.
Non si sono qui nominati tutti i colori acquistati dall’Eckersberg a Roma, ci siamo limitati a commentare quelli piu importanti. Solo l’acquisto di »Aurum Purgato« ci lascia un po’ perplessi. Ma l’oro puro di cui si parla era certamente destinato alia cornice del ritratto di Thorvaldsen. Questa era stata fornita dal maestro stesso, quindi anche loro era stato probabilmente comprato a sue spese.
L’elenco dei colori acquistati dall’Eckersberg è molto prezioso poiché ci mette in grado di studiare i colori da lui impiegati senza dover percorrere la difficile via dell’analisi chimica. Avremmo soltanto desiderato che l’elenco contenesse anche qualche notizia dei leganti da lui usati.
Last updated 11.05.2017