No. 6566 af 10318
Afsender Dato Modtager
Bartolomeo Conterio [+]

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Rom

20.8.1834 [+]

Dateringsbegrundelse

Dateringen fremgår af brevet.

Bertel Thorvaldsen [+]

Modtagersted

Rom

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Udskrift: All’ Egregio Scultore / Il Signor Commende Thorwaldsen

Resumé

Kommentarerne til dette brev er under udarbejdelse.

Se original

Celeberimo Signor Commendatore

Roma il 20 Agosto 1834.

Fin dal Mese di Settembre 1834. in Milano dove anch’Ella si trovava io avevo intenzione per meglio rimarcarne le diversità ed ipreggi dei metodi e modi di eseguir Scultura in bronzo di dedicarle alcune parole in iscritto relativamente intanto alla felice fusione in Bronzo del Busto del benemerito Caccia grande poco più del vivo da me eseguito in detta Città che già la S[ignoria].V[ostra]. in Roma Si era graziosamente compiaciuta di prestarci qualche assistenza per la riduzione in buon’assieme del modello in plastica giacchè i dettagli dietro anche ai sugerimenti della stessa V[ostra].S[ignoria]. gli riserbai per il modello in cera nella risoluzione di formarlo con metodo come in toto ossia a Cemento con modello di cera perduto come già feci. Alcune circostanze e Serie occupazioni specialmente intorno al progetto delle Ante in bronzo delle Porte del Duomo di Milano mi tolsero di effettuare la detta mia intenzione.
Ora che qui in Roma mi trovo aver gettate in bronzo le sculture che decorar debon l’Altar Maggiore della Cattedrale di Novara trá le quali vi sono i due bassirilievi modelli della di Lei mano intendo dire alcune parole relative ai metodi d’Arte fusoria Scultura. E consapevoli che le parole Sono più autorevoli quando vengono inseguito di opere di fatto che ottennero accreditate aprovazioni come a me per buona Sorte vien dato di poter vantare pei Sudetti getti apoggiato al diritto della ipratica per l’arte fusoria puo essere di qualche giovamento il dire qualche cosa dei diversi metodi di formare per fondere in confronto; Siccome ad un tempo un giudizio pronunziato dalla S[ignoria].V[ostra]. intorno al metodo preferibile può essere un’omagio alla Verità, Sacro alle Arti e perciò degno d’essere registrato nelle loro Istorie.
E noto alla S[ignoria].V[ostra]. quanto generalmente Sia in voga per fondere di metalli ogetti di Scultura il moderno metodo alla Francese di formare in terra a tasselli chiuse nelle staffe od altrimenti, il qual metodo per quanto Ella meco Si espresse non ha mai ottenuta piena aprovazione della S[ignoria].V[ostra]. ne cred’io la potrà ottenere giammai essendo il detto metodo molto difettoso ed infedele e per questo incompatibile ed improprio per la traslazione in metalli di Sculture che devono Servire per esemplari dell’Arte e ciò per essere il medes[im]o. metodo composto di molti pezzi o tasselli posti interiormente nelle forme facili a rimoversi ed a cadere dal loro posto e così ad alterare e tradire la precisione del tippo, producendo poi nel metallo delle protuberanze e dei vuoti ed’ altre differenze viziose che per emendarle col’egualiare e riempire fa duopo di molto lavoro del ferro e della mano a danno sempre dell’indenticita’ del carattere dei contorni del modello originale.
Ancora il medesimo metodo in terra nelle staffe porta con se come e sua inevitabile conseguenza e suo proprio e particolar vizio un soverchio ed abusivo Tagliare ed anzi quasi tridare dai modelli per poi dopo gettati ricomporli meccanicamente a freddo e con questo non mai abastanza rimproverato tagliare e ricomporre per adesione a freddo vien tolto interamente alle opere di metallo la considerevole proprietà del compatto unito dalla robustezza durevole, poichè fisicamente parlando altro è adesione a combacio o contatto per qualunque forza meccanica, ed altro è Coesione od unione, che ne metalli la mera unione non la si ottiene che per mezzo di fusioni, cioè col concorso del fuoco e Si può chiarissimamente, e facilissimamente provare che ciò che non è meramente unione il tempo prima che tanto invecchia esplora le parti congiunte, in alcuni casi può esser tollerabile il combinar gionte a freddo di varj pezzi segnatamente ove sonvi lembi, bordi, cintole, ed altri limitar di parti con linee pronunciate, ed in casi ardui può essere aprovabile l’operar aggiunte di parti col mezzo cosi detto gettar a dosso a Lei noto Siccome a me tenne parola nel qual modo il tempo potrà forse apalesare il luogo delle congiunzioni, ma non le potrà dividere perchè opera del fuoco ciovè dello Scquaglio o Struggimento innestato ed inserito a grappa, che per lo contrario Si apriranno ed anche divideranno li pezzi conessi a freddo perchè non possono produrre inserizione unita agrappata e meno la mera unione.
Un politico esclamò in un’Assemblea “ove non v’ha unione non vi ha forza!” e questa massima aplicata alle opere di metallica Scultura era ben conosciuta per vera dall’egregio Archit[ett]o. Cagnola che sovente raccommandava ai lavoranti che per l’Arco detto della Pace da esso inventato eseguivono Cavalli in bronzo in molti pezzi esclamando “ricordatevi della Noce che il vento la scuote e la svela dalle radici!![”] e se il passato da idea dell’avvenire in opere di tal genere tutt’ora esistenti, tra le tante un’evidente prova ne sia la stupenda Statua equestre in bronzo eretta sul Campidoglio di Roma estratta da enormi rujne e conservata a traverso di tanti Secoli confrontata con quella moderna in molti pezzi eretta sulla Piazza di S. Antonio in Padova tutta piena di buchi mancante perfino d’un’occhio intero del Cavallo e che minaccia diroccarsi…. Questo sia detto a lezione di alcuni che fan mestiero di eseguire statue in bronzo col metodo in terra a tasselli in tanti pezzi che Si vantano operare meccanicamente a freddo unioni impercettibili all’occhio e parlano a Uomini di Scenze ed arti come Si fa coi bambini che non San che Siano principj fisici ne diversità di leghe o composizioni metalliche.
Di più il detto metodo vuole necessariamente per se stesso un’abbondante impiego d’intrinseco metallo il quale inconveniente associato e complice ai sudetti difetti e viziose differenze scemono il merito dell’arte e delle opere a danno delle Arti tutte, e tendono alla distruzione o strugimento delle opere medesime come dice un chiaro letterato “quando non perda di pregio l’intrinseca materia appo il valore dell’arte e del lavoro”.
Cosi e Signor Commendatore! Eppure il detto metodo che ancora dicesi nuovo di moda e Spesso anche di terra di Francia ad’ onta di tanti suoi improperj spesso si sente a decantare ed aplaudire con sussuro chi per ignoranza della Verità di cosa, chi per presunzione, e chi per venalità forte declamano a favore del detto metodo in terra a tasselli nelle Staffe vantando con pretensione per esso dei grandi vantaggi cioè essere egli meno sogetto al rischio ed all’azardo come in vero lo è perchè essendo le opere intanti pezzi sortendo uno di essi male dal getto benchè questo sia meno facile a succedere per il detto abbondantissimo spezzore e perchè il metallo nel momento della fusione non deve tanto complicamente scendere e risalire, e poi se anche questo male succedesse in un pezzo non vi sarà che un pezzo da rifare: non dicono però che il fare a pezzi e a difetto del considerevol pregio della possibile unione e della solida robustezza. Vantano essere il loro modo di fare di sorprendente sollecitudine perchè essendo i pezzi suddivisi si può tutti assieme impiegar tante braccia, e dicono ed ostentano il loro metodo di tale facilità che possa esser esercitato da semplici operaj materiali manuali senza rispettare quella sentenza tanto repetuta dal Cav[alie]r. Longhi cioè che nelle operazione delle Arti vuoglionsi degli artisti non dei semplici pratici manuali, tutti li quali pretesi vantaggi ed ostentazioni dicono produrre poi quei tanti risparmj sopra risparmj ed economia che tanto decantano ed avvalorano a preferenza di altri metodi migliori, senza però mai dire del detto pregio dell’unione abusivamente scemato o tolto e senza dar luogo a riflettere agli Uomini di buon raziocinio che la facilità quando e a spese della perfezione delle opere diventa un danno, un male assoluto, che per la sua facilità appunto qual morbo pestilenziale più facilmente Si propaga è più da evitarsi e detestarsi, non considerando che non sarà mai lodevole e decorosa economia quando produca il male e costi come si disse della perfezione, ma anzi importunando con molte promesse cercano dai Mecenati ed artisti averne approvazione, ma poi Succede che le opere mentiscono le promesse, i Mecenati Sono costretti a rinunciare al Gusto per la metallica scultura, e gli artisti e veri intelligenti dicono fra essi siamo stati ingannati, e vedono con male in cuore opere che per proprietà della materia potrebboro aver lunga vita, che in vece l’avran corta e difettosa a scarno dell’età in cui furon fatte. E poi a questa confutazione per buon calcolo si potrebbe dire che quasi quanto di tempo e di spesa per il loro metodo si risparmia, nel dar sollecita e pronta essenza in metalli di diversi pezzi, di una scultura vien consumato una parte dell’abbondanza d’intrinseco metallo, ed il resto di tempo e di spesa per quel troppo lungo e faticoso lavoro in emendare ed egualiare le viziose differenze, rattopando e levicando soverchiamente per confondere le magagne, e molte commettiture di pezzi divisi, restando l’opera di forme tradite composta di pezzi e pezzetti che qual viziosa e difettosa convenienza di tal modo di fare ragionando specialmente di Cavalli si reputa necessario di raccommandarli e firmarli ad un grossissimo masso di sasso acciò nel trasportarli dalla fonderia al luogo dove debono esser posti in opera, non si decompongono; a somiglianza di quei che spediscono dall’alto di un fiume o di un lago tronchi di alberi, che li legano assieme acciò non si disperdino; e pure una tal misura per Cavalli di bronzo mi si disse esser tornata vana in Milano nell’Ottobre del 1832 che fù mestiere di correggere il combacio delle parte o pezzi già fermati meccanicamente a freddo e poscia rimossi durante il trasporto, e per nascondere tali ed altre emende di pezzetti innestati che la semplice pioggia appalesa fù duopo (ed io stesso l’ho veduto) dare non già una patina diaffina che lascia trasparire di esser l’opera di metallo, ma un’ossidazione superficiale cosi forzata e resa opaca simile alla tinta che si da sulle Carrozze, e sulle persiane, ma che pure non resisterà giammai al furore di quel Giove pluvio che ha data la vittoria ai Romani, come ora il Cavallo di Marco Aurelio Sul Campidoglio la ottiene a gloria della Veneranda Antichità.
Tali verità sono pur chiare e poste in piena luce da chiarissimi letterati particolarmente dal Cigognara; e pure li esercenti e fanatici del d[ett]o. metodo in terra a tasselli si sforzono a tutto potere di renderle ottenebrate.
Ciò io non dico già per nuocere all’interessi dei pratici del detto metodo, come potrebbe sembrare a prima vista, ma se tale nocumento indirettamente avenisse lo sia almeno con egual drittò ch’essi perorando per il loro metodo, procurano di rendere infruttuosa la mia lunga e faticosa cariera percorsa in continua studiose ricerche e ponderate osservazioni nell’esercizio in pratiche e costose esperienze nell’arte che dicesi fusoria Statuaria o metallica Scultura. E conoscendo io famigliarmente tutte le più minute pratiche proprietà e facoltà del d[ett]o. metodo in terra a tasselli chiusi nelle Staffe od altrove, e conoscendo altresi metodi conformi agli Antichi che diconsi in Loto o cemento con modello perduto con cui ho eseguite diverse opere anche di modello originale della S[ignoria]. V[ostra]. mi credo perciò in grado a buon diritto d’Arte di poter asserir quanto siegue, cioè “che il metodo in terra a tasselli può essere preferibile ad ogn’altro per formare bassi-rilievi che non abino sottosquadri o se li hanno che almeno non superino la grossezza del conveniente spezzore di metallo, e più ancora se si avranno i modelli di materia solida da potersi imprimere con forza ed anche il detto metodo si potrà tollerare se non del tutto approvare per l’esecuzione di Statue grandi Colossali da decorazioni ferme e stabili ad un posto lontano dall’occhio che si conti dell’assieme generale non già delle bellezze particolari dei contorni e meno della lor vita durevole. E si concluda che non vi possa esser buon metodi di formare per fondere Statue delle dimensioni più comuni sogette ad essere untate e trasportate da diversi luoghi e che possono e che devono servire per esemplari delle Arti figlie del dise-gno gno se non vi entra modello perduto … e questa e una sentenza!!
Quindi in seguito di particolare conoscenza dei diversi metodi che si praticano nelle più rinomate fonderie credo provar per ragionata la scelta per quello che io adoto che produsse le Seguenti Opere che ottennero assai distinte approvazioni Specialm[en]te. per l’Arte del getto.
Parlando adunque dell’esecuzione in bronzo del Busto del benemerito Caccia si ricordera V[ostra].S[ignoria]. di aver considerate nel modello del d[ett]o. Busto alcune difficoltà Idrodinammiche aplicabili all’arte fusoria prodotte dal costume del vestiario e particolamente da quel collare tanto sporgente in fuori che sottile al suo nascimento diraggiandosi a misura che sporge s’ingrossa e dilate per ogni verso, il quale avendo voluto di metallo farlo vuoto interiormente, fù invero mestieri di qualche diligenza per la parte Idrostatica perchè l’Anima o Nocuolo del d[ett]o. Collare divenendo necessariamente ancor più sottile al suo nascimento, ed anche’essa ingrossandosi a misura che sporgea si presenterà perciò difficile a reggersi per se stessa non che a sostenere gl’impetuosi torrenti del ponderoso caldissimo liquido. Siccome anche il medesimo Collare unitamente a quelle due ricchezze notabilmente elevate sulle spalle furono di qualche impegno per la parte Idraulica onde condurvi con sollecitudine per ogni vuoto il troppo subito rappigliante fluido od impressione unita = Nulladimeno io confidai sempre nelle molte osservazioni teoriche e pratiche fatte mercè di un lungo esercizio ed esperienze nell’Arte, e questa volta l’evento corrispose pienamente alla mia fiducia; Io fui sempre fermo nel proposto di farne l’impressione o forma per fonderlo in metallo col metodo detto in Loto ossia a Cemento con modello di cera perduto nulladimeno per una mera soddisfazione di confronto e diversità di pareri ed oppinioni vuosi consultare sepa-ratam[en]te. ratamente due dei più esperti formatori in terra interrogandoli intorno alle disposizioni preliminari ed ordine successivo delle operazioni ch’essi avrebbero tenute ed adotate per formarlo e fonderlo di metallo nel loro metodo gli quali trovai molto d’accordi nel dire. Presente il modello Originale in gesso disse il primo come poi il Secondo, ch’egli avrebbe incominciato col Tagliare quel Collare intorno intorno al collo del quale avrebbe fatti due pezzi a guisa di due fese di Melone, i quali avrebbe gettati pieni da Se per non convenirsi il farli vuoti: poi avrebbe tagliato o diviso la testa ed il petto come io pure ho fatto, ed in fine avrebbe pur tagliate (maledetto il tagliare io diceva fra di me vè che me lo fà in più pezzi che non è una caponaja) e quei proseguivano dicendo che avrebbe tagliate quelle due ricchezze che Si elevano Sulle Spalle le quali avrebbe in parte fatte vuote, e che infine tutti i pezzi dopo che gettati, con viti e perni si sarebbon potute fermare a loro luogo. Io feci il conto sulle dita = due pezzi il collare, due la testa ed il petto, le due ricchezze. Sei pezzi? Eh per essere un Busto e tridato non male, ma poi non mi fece meraviglia perchè ne vidi perfino in venti … Poscia interrogai medesimi formatori di quanto Sarebbe ammontato di peso il d[ett]o. lavoro tutto finito di metallo, mi fu risposto che sarebbe venuto a pesare circa Centocinquanta libre. Allora io sogiunsi che probabilmente mi sarei determinato di formare il d[ett]o. Busto con metodo detto in Loto, giacchè mi prometteva di gettarlo di metallo in un sol pezzo o due al più, e poi ne ero sicuro che non avrebbe pesato Cento libre. Mi fù risposto con un sorriso disapprovante, e poscia seriamente mi si voleva dissuadere dicendo, che facendo com’io dicevo avrei gettato d’vero il mio Busto, che dal gesto della mano conobbi che inteser dire gettato cioè nel rottame del metallo da fondere. Tuttavia io volsi insistere, e l’ho formato io stesso in soli due due pezzi a modo mio cioè a modello di cera perduto, ed e sortito un getto fedelmente impresso, compatto e sincero, che posso apertamente vantare le approvazioni degl’Artisti ed Intelligenti e chiari Personaggi trà i quali si distinse S[ua].A[ltezza]. Serenissima il Principe Raineri Viceré, che con dotto discernimento suo proprio, considerando nel mio lavoro alcune difficoltà dell’Arte fusoria, lo esaminò attentamente per fino interiormente dove il getto si presenta vergine, liscio ed eguale di spezzore, e per ciò vuoto per ogni dove e bastantemente solido e robusto, benchè pesi solamente Ottantatrè libre di metallo di buonissima lega, siccome e la che sempre si può vedere.
Al contrario se lo formava io stesso in terra a tasselli oppure se l’avessi dato ad altri da formare in questo metodo, oltre ad essere in sei pezzi ed almeno un’altra metà più pesante a motivo di molti oscuri e sottosquadri che presenta il modello, vi sarebbero pur voluti di terra molti pezzi o tasselli (siccome mostrò la forma buona di gesso la quale venne di 164 pezzi) dei quali un buon numero vi sarebbero rimossi dal loro posto, altri si sarebbero frantumati e caduti, ed avrebbero nel bronzo prodotti dei difetti, delle escrescenze e dei vuoti, che per eguagliare e riempire coll’innesto di molti pezzi ed indi connettere quei tagliati o divisi, l’opera sarebbe divenuta una mostruosità di abbondantissimo peso, che calcolando della sola materia intrinseca le si Sarebbe ben presto cambiata faccia, e addio Busto.
E così se la malignità non lo urta potrà far mostra di se e dell’onorato nome dell’Illus[trissim]e. Mecenate per secoli quasi infiniti, il qual Busto posto ora nella grand’Aulea de consiglj della Città di Novara qual saggio dell’Arte del getto che in questo non teme le inguirie mi ha procacciati altri con simili lavori per decreto solenne di quella Civica Amministrazione ai quali fui invitato a preferenza con un’onorevolissima Lettera Ufficiale come lo fù motivo che mi vennero allogate le anzi dette (-te) sculture in bronzo che decorar debbono il magnifico Altar Maggiore del Duomo di d[ett]a. Città porzione de quali ho poscia qui in Roma formati e gettati col medesimo metodo in Loto ossia cemento siccome Ella ne è ben informata essendosi compiaciuta di esaminarne le operazioni del modo di fare le così dette forme e di ravvisarne ed approvarne i getti degli già citati suoi bassi-rilievi non men che di altre Opere, modelli di altri Artisti.
Questo io disse per esempj di fatti e per la pura Verità ed a soddisfazione di chi sente Nobil Genio per l’arte la più propria alla vera magnificenza, la più solida e durevole qual’è la metallica scultura, e di quei che a me furono e saranno generosi Mecenati, e più dico a Soddisfazione dell’E[mminentissi]mo. Card[inale]. Morozzo Zelantis[sim]o. Vescovo di Novara, e di quel R[evere]nd[issim]o Capitolo che mi furono propizj p[er] le dette Opere, e quindi alla tessa V[ostra].S[ignoria]. che si compiacque rilasciarmene onorevoli attestati, provare che sempre volentieri io mi occupo in ciò che più difficile ed azzardoso, purchè più si approssima alla vera perfezion d’arte, ed in questi Sentimenti perseverando con tutta la stima mi dico

Dell’Egreggia S[ignoria].V[ostra].

D[evotissi]mo. ed Ubb[idientissi]mo Serv[itor]e.
Bartolomeo Conterio
Formator-fonditore e Scultore
di metalli

Generel kommentar

Dette dokument er et følgebrev til et andet brev af 20.8.1834 fra Conterio. Begge de to breve foreligger i trykt form i Conterios hæfte: Confronto dei metodi d’arte fusorio-scultorica. Lettera indiritta al celeberrimo commendatore signor Thorwaldsen, Milano 1835. Hæftet findes i Thorvaldsens bibliotek, M875,3.


Brevet må være skrevet af en professionel skriver, da kun underskriften og de sidste to linjer er skrevet af en anden hånd, sandsynligvis Conterios.

Arkivplacering
m19 1834, nr. 47
Sidst opdateret 11.10.2018 Print