20.12.1820

Sender

Frances Mackenzie

Sender’s Location

Edinburgh

Information on sender

Brevet har været lukket med et brunt laksegl. I lakken ses aftryk af en signet, som forestiller en mand, to hvilende okser, et træ, og en hund på en forhøjning.
Brevet er poststemplet flere gange:
“CHAMBERY”, “22GENNARO” og yderligere med tre ulæselige stempler.

Recipient

Bertel Thorvaldsen

Recipient’s Location

Rom

Information on recipient

Udskrift: Al Signore / Il Signore Cavre Thorwaldsen / Via Sistina.

Dating based on

Dateringen fremgår af brevet.

Abstract

The commentary for this letter is not available at the moment.

Document

Signore,

M’è venuta ultimamente la notizia ch’una certa lettera che ebbi l’imprudenza di seriverle da Firenze, essendo da lei o mostrata a raccontata a Roma, io vi sono stata criticata, non solamente come meritavo di essere, per averla scritto, ma anche per cose che non vi furono e che non potessero esservi – fra le altre ch’io aveva scritto quella lettera pregandole di farmi un monumento. Nessuno ha potuto sentire più di me tutta la debolezza, la sciocchezza, anzi se vuole la pazzià di aver scritto una qualunque lettera in tali circostanze, che non poteva far altro che espormi di nuovo alle beffe di uomo a chi i fatti e i sentimenti miei erano sempre stati da nulla. Confesso che non mi ricordo molto bene i contenuti della lettera fu scritta in un momento turbato, ma benchè scrivo malamente l’italiano non credo e non crederò mai che vi era una espressione alla quale la malizia stessa avrebbe potuto dare un tal senso. Io non aveva più o dritto o ragione di scriverle una lettera di confidenza, dunque non ho la minima intenzione di lagnarmi che quella sia stata communicata per piacere a certe persone (giacchè pare che tali vene sono) che anche a Roma non trovano maggior diletto di quello di criticare le debolezze de’ loro simili. Ma si puo imaginare che quelli che si sono più turbati della mia sciocchezza non hanno per questo avuto maggior stima per colui che ha avuto la bontà di fornirgli un cosi bel divertimento. Non so se poteva essere lusinghevole al suo amor proprio l’aver avuto il potere di rendere infelice la persona che aveva tanto ben guadagnato il suo odio e disprezzo, ma sa ognuno che non c’è bisogna di tutti i suoi talenti per ingannare una donna troppo semplice la quale avendo fatto una vita ritiratissima era forse meno cauta e meno pratica del mondo che non conveniva alla sua età. Cosi ho saputo tardi che quello ch’io m’era avezza di ricevere a cuore aperto come il più caro amico, era sempre stato verso di me un nemico cauto, non avendo mai trovato altro piacere nella mia amicizia, che quello (e mi pare un poco meschino e molto facile) di osservare ogni mia trascuranza, difetto, mancanza o stravaganza per divertirne poi la società. Se altri possono fare simili scoperte senza sentirne il dolore, io non mi vanto di tanto filosofià; benche il tempo, la riflessione ed una certa forza naturale di carattere potessero correggere l’effetto d’un’imaginazione tanto da lei biasimata come troppo poetica. Ma ella, Signore, deve sapere che, se io avessi conosciuto il suo cuore ella ha conosciuto il mio, io sarei rimasta sempre tranquilla ed indifferente quanto lei. So che nessuno ha mai avuto un’amica più sincera e spero che nessuna è stata similemente compensata. Fra le tante cose che si è piaciuto dire di me, ha avuto forse ragione nel dirmi superba, ch’io la sono a segno che non andrei due volte in casa di qualcheduno di chi avessi o l’intenzione o la voglia di parlare come ella ha parlato di me, se per disgrazia mia mene venisse la disposizione; sono troppo superba per cercare l’amicizia (o per servirmi della sua propria espressione) divertirmi coll’amicizia di gente che disprezzo. Per quanto alla smisurata ambizione che ha scoperto in me posso dire che almeno non mi ha mai portato a desiderare per me monumento qualunque. Ella sa molto bene Signore, che non ho ne le ricchezze ne le pretensioni in nessuna maniera di ordinare simili cose, e che se avessi voluto o caricarne la mia famiglia, o richiederlo allora in grazia da lei, sarei stata la più vile persona del mondo, ma vile da meritare il trattamento che ho ricevuto. Si puo dire che un tal monumento non che d’essere memoria di me la sarebbe piùtosto del mio unico nemico, memoria in fine della sola cosa nella mia vita che vorrei se fosse possibile dimenticare me stessa e fare dimenticare agli altri. Davvero l’idea me ne pare tanto barocca che non posso imaginarne altro motivo che quello, degnissimo! di rendermi ridicola anche nella morte. Puo parer strano ch’io prendo la penna adesso per trattare d’una cosa passato tanto tempo in dietro, a questo posso rispondere che sto cosi fuor di cammino di simile intelligenza che il più puro accidente mi ha portato questa, e che se io l’avessi inteso più presto avrei più presto fatto il mio possibile per non lasciar l’ombra di pretesto per dire o credere di me una tal cosa, sapendo che essendo io sempre mortale questa burla potrebbe rinovarsi e farebbe un giustissimo dispiacere a tutti quelli che mi vogliono bene. Non avendo mai con loro, ne anche con mia madre o le mie sorelle, non anche con quella ch’è stata meco in Italia, trattato di questo soggetto, ne toccato alla menoma cosa che poteva condurci non posso sapere se la notizia di questo per me ultimo oltraggio sia venuto fin a loro, ma avrò cura che dopo la mia morte non prenderanno di me una cosi falsa opinione. Benchè non ho mai in nessun momento voluto per me altro monumento che la memoria di pochi ma veri amici, è possibile che se avessi avuto i mezzi, mi sarebbe stato a caro darne altro alle ben amate persone che sono state tolte dalla mia famiglia, e in questo pensiero aveva imaginato due piccole cose (di cui il soggetto me era naturale) ma senza la menoma speranza di mai farle eseguire. Credo di averle spiegato a lei, e di questo ne fo menzione, sapendo che come quasi ogni parola ch’io l’ho mai scritto detto e stata stravolta e mal rappresentata nel mondo, questo sarà forse l’origine di quel che si è detto di ciò, piutosto che la lettera non credendo io che qualcheduno che l’avrà letto vi avrà scoperto una tal cosa, o sarà qualche scherzo più antico ancora, altro che scherzo non poteva essere, e mi ricordo pure che quella lettera quantunque paresse comica nel leggere non fu scritta da umore scherzoso
E vero ch’io l’aveva pregato di distruggere ogni lettera o pezzo di carta soprascritta di mia mano che poteva trovarsi in casa sua non ch’io credeva che vi fosse male, ma non voleva lasciar da lei cosa che potesse essere o a lei o ad altri memoria di me, pure se avessi pututo prevedere l’uso, e gli stravaganti conti che ne sabbero fatti, avrei preferito che fossero apertamente publicati con tutte le lore circostanze per fidarmi al giudizio delle persone giusti e ragionevoli. Aggiungerò solamente che se io avessi avuto ogni mezzo necessario per far fare monumenti non avrebbe toccato a me in quel momento di impiegare ne il suo tempo nè il suo talento. Ella sa che anche quando io aveva la semplicità di crederla capace di attaccamento per me non sono stata avezza ad incommodarla cosi, e la maggior cosa ch’io mi ricordo di averle mai chiesto, e di questo mene sono subito pentita, fu un gesso del suo Amorino per un’Amica mia ch’io cercava a fare la sua, e un piccolo disegno del medesimo per me stessa; quest’ultimo le rimando adesso con altri bellissimi disegni suoi che non hanno mancato d’essere pregiati da me. Troverà con loro alcuni disegni, conchiglie &c. che non mi sono stati regalati, non dimeno convengano meglio adesso a lei che a me, e fanno anche Monumento di quella disposizione spendereccia che l’ha tanto offeso nel mio carattere, essendo quasi le sole cose che ho comprato a Roma fuor del necessario. Spero di aver trovato un’occasione diretta, e di farli capitare in mani sue salve e senza spesa sua nessuna.
Vi manca pure un libro di quelli incisi da Ripenhausen, questo con molta altra roba mia è stato levato dal mio baule pria del mio arrivo qui, non si sa se questo furto sia stato fatto alla dogana o pria di andarvi, ma il baule essendo arrivat[o] qui molto tempo avanti di me io l’ho trovato mancante, ed ogni ricerca per riaverlo è stata fin adesso inutile. Alle cose ch’io le mando come a questa lettera metterò il suo indirizzo per Roma, credendo che se ella non vi sia ancora tornato, vi saranno almeno o custodite o mandate ovunque vuole. Forse che ho torto, so che posso essere biasimata per scriverle adesso, e che cosi puo esserle piacevole il sapere che anche a questa distanza di tempo e di luogo non mi ha mancato una nuova pena da parte sua, ma ho voluto prendere il solo mezzo che mi restava di contradire per quanto poteva l’accusazione che mi è stata fatta se sia possibile per qualche equivoco ch’ella l’abbia creduto, e se avessi conosciuto altro mezzo più convenevole non avrei dato a lei il fastidio di leggere questa lettera ne a me stessa la pena di scriverle.

Francesca C. Mackenzie

Inveresh House
Edinburgh
li 20 Decre. 1820

Archival Reference

m35 V, nr. 19

Thiele

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Last updated 10.05.2011